martedì 31 agosto 2010

Bastoni e Carote


"L'estate sta finendo" cantavano i Righeira e già se ne vedono i primi segni: a Palermo, oggi, è un ventoso pomeriggio di pioggia, io da bravo studentello ho ripreso i libri in mano (il prossimo passo è leggerli con un'attenzione continuativa maggiore di 10 minuti) e il campionato è ricominciato coi botti, mentre entro le 19 di stasera il calciomercato sparerà le sue ultime cartucce.
Il colpo dell'estate è indubbiamente appannaggio del Milan col ritorno di Ibrahimovic in Italia.
Ma, onestamente, non è che me ne freghi granchè di questo, se non per il fatto che non vedo l'ora di provare 'sta squadra a FIFA 11.
Volendo essere un po' più seri, invece, ultimamente mi è rimasto impresso un articolo della Gazzetta dello Sport sulla relazione calciomercato del Milan - elezioni.
E' interessante notare come ogni qualvolta Berlusconi annaspi o abbia bisogno di risvegliare l'elettorato sonnacchioso (o combattuto), Silvione cali l'asso e spuntino per magia i soldoni per gente come Rivaldo, Ronaldinho, Ibrahimovic.
Risultato: gli abbonamenti si impennano (in un giorno, +4000 con l'acquisto dello svedese), i tifosi delusi passano da "Presidente lascia!" a "Grazie Silvio!", e chi meditava di fargliela pagare non votandolo alla prossima tornata elettorale, si ravvede e mette la sua bella X sul simbolo del PDL.
Per carità, non vuole essere una generalizzazione su tutta la tifoseria rossonera, ma è indubbio che questo pensiero sfiori (o abbia sfiorato) molti milanisti in passato.
Quindi io mi chiedo: ma per cosa si vota, allora?
Per un buon governo, nell'interesse di una migliore amministrazione della cosa pubblica (so di essere un sognatore...), o perchè non ci vengano a mancare le giostre, i giochi e i gladiatori che gli imperatori romani offrivano al popolo per distrarlo dai malumori della vita reale (che pure continuavano ad esistere)?
Tralasciando il mezzuccio (e chi lo propone) "io vi compro il fuoriclasse e voi mi votate", trovo a dir poco aberrante vedere come questo sistema effettivamente dia i suoi frutti.
E' storia.
Silvio non compra nessuno, perde contro Prodi; qualche tempo dopo, prende Ronaldinho, vince le europee.
Ma del resto, c'è poco di cui stupirsi dopo la vicenda escort e veline in Parlamento; per fare politica, pare che l'unico requisito richiesto sia non saper fare politica.
Già questo ti pone in vantaggio rispetto agli altri.
A quel punto, 2 possibilità: o fai vedere (ma anche toccare) delle belle cosce o metti le banconote giuste nelle tasche giuste, perchè si sa, pecunia non olet.
Il povero coglione elettore, poi, può sempre dirsi contento perchè con l'attacco Pato-Ibra-Dinho, quest'anno non ce n'è per nessuno.
E di chi è il merito?

giovedì 26 agosto 2010

It's Still Their Job To Keep Punk Rock Elite


L'ultimo album dei NOFX che ho comprato è Wolves In Wolves' Clothing di un paio di anni fa.
Pessimo.
Da quel momento, ho deciso di metterci una pietra sopra e passare in maniera definitiva ad altro panorama musicale, salvo sporadici ascolti di quello che, vuoi o non vuoi, è il loro disco che sento più spesso, War On Errorism.

Poi a giugno circola la voce di un loro concerto a Palermo.
Prima reazione: "Se vabbè. Ma chi minchia glieli porta qua? Bufala del secolo."
Qualche giorno di voci, smentite, mezze conferme e annunci ufficiosi finquando la data 08/25/2010 Palermo-Biergarten fa capolino nel loro sito ufficiale.
Lì mi dico: "Ok, non sento un loro pezzo da almeno 2 anni, ma vengono sotto casa mia, cazzo; quasi potrei andarci a piedi se non fosse che dovrei attraversare l'autostrada. E chi se ne fotte se un paio di giorni prima suonano a Brescia e il biglietto costa 14 euro anzichè i 25 che sto sborsando."
E così ieri ero lì.
A cantare ogni singola strofa di questo pezzo della mia adolescenza sempre più lontana. Dei bei tempi in sala prove a suonare Linoleum, Bob, Stickin' In My Eye (ovviamente tutte in scaletta ieri) per poi uscire da quella stanza 3metrix2 sudato ma soddisfatto.
Gli stronzi iniziano sparatissimi con Dinosaurs Will Die mentre El Hefe si fa il giro del palco con la sua camminata da cocainomane sballato e i capelli blu di Fat Mike assecondano la testa che va avanti e indietro. Melvin è il solito urlatore schizzato col panzonello alcolico (che va via crescendo di dimensione) ed Erik Sandin (che è un colosso) picchia sulla batteria con la solita precisione e potenza. Da lì in poi è un susseguirsi di classici che hanno reso questo gruppo la punta di diamante del punk a livello mondiale.
Per fortuna, hanno ignorato quasi del tutto le recenti produzioni (segno che probabilmente neanche loro ne vanno matti), puntando sulle canzoni che tutti abbiamo cantato a squarciagola: dai 40 secondi di Murder The Government (Dio o chi per lui li abbia in gloria per averla messa in scaletta) ai ritmi reggaeton di Eat The Meek passando per The Brews, What's The Matter With Parents Today e Leave It Alone.
Nel mezzo, pause di libero sfogo del loro sfrenato umorismo caustico, con El Hefe particolarmente ferrato sull'argomento sesso (sa riprodurre la forma della vagina con la bocca, un mito) e Fat Mike che ci ha mandato a fanculo almeno 20 volte, promettendo di tornare tra 28 anni ("because I like this island...yes, I love......Sardinia!").
Non c'è stato il sold out come immaginavo (anzi, eravamo poco più di un migliaio, con almeno 900 biglietti invenduti), ma i presenti si sono fatti sentire tra pogo selvaggio, docce a base di birra e champagne (!!!) e "Fanculo bastardi!" e "Pezzi di merda" che volavano a tempesta.
Insomma, uno dei concerti più belli a cui abbia assistito, finora.
Scene che difficilmente si ripeteranno.
Del resto, l'adolescenza passa in fretta.
O magari tornano e mi fanno Champs Elysees, brutti figli di puttana.

domenica 15 agosto 2010

Ghost Town


Che bella che è la città deserta. Sceso per prendere giornale e caffè, nessuna macchina per strada, qualche vecchio mattiniero riunito a parlottare davanti al bar, le saracinesche dei negozi che più chiuse non si può, e il silenzio.
Mai così tanto silenzio a Palermo. Potere del Ferragosto. La gente scappa dalla città, la svuota, lasciandola in balia di sè stessa, quasi addormentata.
Come si evince dalla foto (ok, ho scelto il film peggiore tratto dal romanzo di Matheson, ne sono consapevole), amo questi scenari, quasi apocalittici, alla "Io sono Leggenda". Penso che la bellezza di questo tipo di panorama si trovi nel controsenso che rappresenta una città vuota: un, più o meno ordinato, insieme di palazzi, ville, grattacieli, palafitte e baracche (per gli esperti, "agglomerato urbano") finalizzato ad accogliere più gente possibile.
E' un discorso che si potrebbe applicare per tanti altri luoghi che assurgono a questa funzione: penso ai parchi di divertimento (immaginate Eurodisney vuota, con solo voi lì dentro), ai megacentri commmerciali che ormai spuntano dovunque e potrei continuare ancora; ma la città vuota è la città vuota. E' enorme, ed amplifica il tuo essere "ultimo uomo sulla Terra" (sempre per citare Matheson).
Lasciando perdere questi deliri da deprivazione di sonno e elevata alcolemia, quest'anno sono sfuggito al clichè del ferragostano falò in spiaggia (che mi ha sempre lasciato insonne, scazzato, annoiato, e in bianco, per giunta): comodamente a casa di amici è meglio, decisamente.
Non voglio pensare al fatto che tra un paio di giorni devo riprendere a studiare.
Angoscia.
Mi faccio un giro Palermo Palermo, và.




Update: in una città quasi disabitata, chi poteva interrompere il perfetto silenzio di stamane? Le scampanellate della chiesa qua vicino, ovviamente....

giovedì 12 agosto 2010

Viajar



Considerazioni varie e in ordine sparso di ritorno dal Portogallo e con gli Arcade Fire in sottofondo.
Troppe chiese in terra lusitana. Davvero, per quanto possa apprezzare la validità artistica del monumento in alcuni casi, alla quarta-quinta igreja in un giorno comincio ad avere un filo di orticaria. Aggiungeteci che prendendo il taxi appena arrivati a Lisbona, mi sono dovuto sorbire una disamina del tassista, armato di megacrocifisso pendente dallo specchietto retrovisore, sulle vere origini di Sant'Antonio ("No Padova, Sant'Antonio Lisboaaa!").
Non contento, mi sono sobbarcato anche una "piacevole" gita a Fatima dove, pur avendo provato un misto di paura e incredulità, armato di curiosità pseudopsichiatrica, ho osservato con attenzione il mega esperimento sociale che avevo di fronte: non sono credente, capisco che avere una fede è qualcosa di personale, spirituale. Intimo, in una parola. Sarà un mio difetto, ma non vedo il senso nel fare 2 km in ginocchio (con le ginocchiere, poi) perchè solo così Dio ti ascolta. MAH.
Chiusa la parentesi mistica, la lingua è forse uno dei più brutti idiomi di questo pianeta. Cacofonico, incomprensibile all'ascolto (leggendolo è quasi italiano) e con la curiosa capacità di far sembrare un pirla chiunque parli in portoghese. Anche Mourinho.
Capitolo donne: in 8 giorni non sono riuscito a capire quale sia il prototipo di donna lusitana. Riassumerei le mie osservazioni in 4 categorie: versioni aggiornate e moderne delle idole della fertilità di epoca primitiva, prototipi femminili di Graziello della Gialappa's, modelle travestite da turiste anglo-americane e Adriane Lima in erba.
In conclusione, la Spagna resta finora il top del panorama femmineo urbano.
Dal maschilismo imperante, passiamo a valutazioni più generali: Lisbona mi è piaciuta ma non troppo. Nella mia concezione di vacanza, l'obiettivo è vedere un luogo quanto più diverso dalla città in cui vivo per 350 giorni l'anno, osservarne usi, costumi, comparare ways of thinking.
Ecco, sotto quest'aspetto, Lisbona è una fotocopia di Palermo. In maniera impressionante, per alcuni aspetti. Anche come urbanistica, il centro storico non è molto diverso dai dintorni di corso Vittorio Emanuele e via Roma. Ci sono le viuzze con locali tipo i Candelai (ma senza gli aggaddi tra tamarri), c'è la versione portoghese di Mondello (Cascais, veramente bella, anche perchè è pur sempre dell'Atlantico che stiamo parlando), la "controparte" lusitana di San Martino Delle Scale (Sintra, classico centro minuscolo che fa impazzire i turisti ma che mi ha lasciato freddino), e l'indolenza dei lisboniani-lisbonesi-lisbonici non è molto diversa da quella che contraddistingue noi palermitani.

Il bambino che è in me ha amato alla follia lo zoo e l'acquario, ovviamente. E non menatemela col principio del vero amante degli animali che li vuole liberi. Sì, ok, avete ragione, ma io per vedere una creatura così non ci penserei due volte a violentare le mie convinzione animaliste.
Poi torno in Italia, leggo (e godo) della guerra Berlusconi-Fini, cerco di essere ottimista con la nuova Nazionale di Cassano e Balotelli, e assaporo la sconfinata libertà di una casa interamente a propria disposizione.
A proposito, ora di pranzo. Mi tocca cucinare.
Sono l'uomo di casa.
Adieu.