mercoledì 13 ottobre 2010

Revisioni: David Cronenberg





Body horror. Per molti anni, questa è stata l'espressione che ha affiancato David Cronenberg; a indicare, la passione del regista canadese per le tematiche inerenti il corpo e le sue mutazioni, quasi un'ossessione sublimata nel tentativo di rendere il più possibile tangibile il processo di trasformazione dell'organismo. Ciò che però ha fatto del mancato ginecologo di Toronto un Maestro del cinema contemporaneo è il merito di aver visto nella modificazione del corpo una base psichica, ricostituendo quel connubio soma-psiche che di fatto mai realmente è stato scisso. In ogni sua opera, ciò che la carne subisce (o di cui fa esperienza) parte da una volontà della mente.
In barba ai critici che fino a qualche tempo fa si soffermavano soprattutto sull'aspetto meramente fisico e corporeo delle sue pellicole, Cronenberg rende questo rapporto (in verità, mai conflittuale ma anzi quasi sempre visto come cooperazione, se non subordinazione) simbiotico e fusionale con gli ultimi 2 film: La Promessa Dell'Assassino e History Of Violence (ma già con M. Butterfly l'elemento era stato abbondantemente affrontato), dove il tema della trasformazione non risulta visibile in maniera lampante, ma anzi viene celato, obbedendo al vero esecutore del processo mutazionale, cioè la mente. Questa può quindi essere una chiave di lettura utile per la comprensione della filmografia cronenberghiana: il corpo cambia forma, muta aspetto, perchè è la mente a volerlo. Il soma esegue, la psiche ordina.
Con un'anticipazione sui progetti futuri che prevedono A Dangerous Method, incentrato sul triangolo Jung-Freud-Sabine (le cui riprese credo siano terminate) e la trasposizione del romanzo di Don DeLillo, Cosmopolis, per il quale pare siano stati contattati Colin Farrell e
Marion Cotillard (AMO questa donna), mi fiondo in una mini-analisi della filmografia cronenberghiana (potete addormentarvi durante la lettura, non mi offendo).

Il Demone Sotto La Pelle: ambientato in un residence super lusso (celebre l'omicidio iniziale), veicolo della trasformazione è un parassita capace di risvegliare negli infetti gli impulsi più primordiali e archetipici: il sesso e la violenza. Freud avrebbe gradito. Se lo guardiamo come semplice horror, sente il peso del tempo, e gli arrapati assassini strappano qualche risata. Voto 6,5

Rabid - Sete Di Sangue:
qui la mutazione viene dall'esterno. La protagonista, dopo un incidente stradale, diviene oggetto di un esperimento medico a causa del quale si ritrova un pungiglione sotto l'ascella, trasformando la donna in una specie di vampiro. Interessante è osservare come da qui (anche se molto superficialmente) inizia un processo di analisi interiore del soggetto "mutato". Il personaggio interpretato da Marylin Chambers in alcune scene soffre per la propria trasformazione lasciando intendere una nascosta speranza di essere fermata. Il film scorre ma vale lo stesso discorso fatto per il precedente.
Voto 6,5

Brood - La Covata Malefica
: con la psicoplasmia, Cronenberg stressa la connessione corpo-mente rappresentando la somatizzazione dell'ira sottoforma di bambini deformi e assetati di sangue. Di certo non è casuale che nascano dal ventre, a indicare la profonda interiorità da cui originano i nostri pensieri più torbidi e oscuri. Splendide le sedute di terapia con il dr. Raglan (merito di un grande Oliver Reed), veri momenti di tensione a scapito delle aggressioni dei bambini, in parte rovinate dal trucco non efficacissimo. Resta comunque un gioiello e un classico del cinema horror moderno. Voto 7

Scanners:
sono di parte: è forse il film di Cronenberg che più mi piace. C'è un perfetto mix di sano, divertente horror (sì, mi riferisco alla testa che scoppia) senza tralasciare l'aspetto psicologico della vicenda. In più il cast è strabiliante: da McGoohan, al timido Stephen Lack fino al grandioso Michael Ironside, capace di esprimere cattiveria pura per 101 minuti e in grado di rendere lo sguardo tenero di Cameron Vale nel minuto conclusivo, dopo lo scontro tra i due protagonisti. Da vedere. Voto 8,5

Videodrome: a ragione, ritenuto da tutti il miglior film del regista canadese. Visionario, inquietante, morboso e profetico per come affronta in anticipo il problematico rapporto uomo-tecnologia (in questo caso soffermandosi sulla tv, ma le stesse considerazioni varrebbero anche per Internet, in fondo). Con un grande James Woods, nel ruolo di un produttore televisivo che pensa di poter scrutare nell'abisso, guadagnandoci, salvo poi finirne inghiottito. Capolavoro assoluto. Voto 9

La Zona Morta: tratto dal romanzo di Stephen King (e fonte ispiratrice del Dylan Dog intitolato Ti Ho Visto Morire), è la pellicola dove personalmente ho sentito più potente
il contributo della colonna sonora (di Michael Kamen, che sostituisce, qui, il fedele Howard Shore), abile nel disegnare in musica la sofferenza del protagonista (un fragile ma risoluto Christopher Walken). Forse un po' lento, rimane un bel film, triste e pessimista. Voto 7


La Mosca: recentemente ho letto della possibilità di un remake (forse ad opera dello stesso Cronenberg); a me pare una panzana, anche perchè non vedo come si possa "aggiornare" un film che di per sè non ne sente assoluto bisogno. Altra vetta espressiva del regista di Toronto, coadiuvato da un cast egregio ma soprattutto da un make-up artist come Chris Walaas, non a caso vincitore dell'Oscar per questo lavoro. Nel riproporre il tema del corpo che cambia (mi sembra di citare i Litfiba, ma vabbè...), viene allo stesso tempo rielaborato il concetto "frankensteiniano" di Prometeo moderno: l'uomo che si spinge oltre i confini della scienza paga un dazio terribile, al punto da arrivare a desiderare la morte. Voto 8,5

Inseparabili:
prima collaborazione con Jeremy Irons, per l'occasione costretto a sdoppiarsi nell'interpretazione di due gemelli. Da grande attore quale è, riesce comunque a tratteggiare due personalità molto forti nella loro diversità per poi farli convergere in una fusione simbiotica che trova il suo complemento nella donna con due uteri, di cui entrambi sono innamorati. Entra in scena anche qui, l'elemento tragico che per certi versi richiama ai classici greci per liricità e spessore. Voto 7


Il Pasto Nudo:
dal romanzo di William Burroughs, un'opera cui è difficile dare un senso razionale ma non per questo priva di fascino e incapace di intrigare lo spettatore. Pellicola atipica, se rapportata alla filmografia cronenberghiana, che presenta comunque alcuni topoi cardine del regista, prima fra tutte la fragilità del protagonista, drugs-addicted e tormentato per la morte della moglie. Splendida colonna sonora di Howard Shore con le incursioni jazz di Ornette Coleman, utili a sottolineare l'impronta noir in alcune parti del film. Voto 7

M. Butterfly:
torna Jeremy Irons e si riprende nuovamente la scena con un'interpretazione mostruosa, mettendo in scena un amore cieco, quasi extracorporeo (perchè è difficile non accorgersi che la Song Liling, di cui si innamora, sia in realtà un uomo), tragico e straziante. Memorabile l'epilogo in carcere con la recita finale di Gallimard. Film elegantissimo. Voto 8

Crash:
crudo e potente come un pugno allo stomaco, contraltare alla sofisticata estetica dell'opera precedente, è il film che più ha diviso la critica. Personalmente, trovo funzionale la rappresentazione del sesso come atto meccanico, sottoforma di amplessi ora animaleschi e primordiali ora freddi e quasi chirurgici, a sottolineare il senso di vuoto avvertito dai protagonisti e che permea un po' tutta la letteratura di James G. Ballard (autore del romanzo ispiratore). Di fatto non c'è un intreccio ben definito; l'intento è ritrarre la ricerca dell'uomo post-moderno di un qualcosa che lo faccia sentire vivo, ora che il sesso non basta più, e non è più in grado di arrecare piacere. Voto 7,5


Existenz:
ben prima di Matrix, un'interrogazione sul senso di realtà. Ripropone alcune tematiche di Videodrome (anche qui, il corpo ha un'appendice per la connessione ad un'altra dimensione) ma con minore potenza visiva. Certo, la mano di Cronenberg è evidente e Jennifer Jason Leigh ha il suo perchè. Voto 6,5

Spider: ok, qui il mio giudizio è condizionato da una visione non attentissima. Devo però ammettere di essermi un po' annoiato a vederlo, forse per aver colto in anticipo il plot twist alla base. Notevole, comunque, Ralph Fiennes nel ruolo dello schizofrenico protagonista e Gabriel Byrne in quello dell'odioso padre. E' un viaggio nell'intricata mente di un uomo malato, dove spesso i fili si intrecciano e si confondono tra loro. Un po' troppo lento per i miei gusti. Voto 6-

A History Of Violence:
Viggo Mortensen dà il cambio a Jeremy Irons come attore feticcio e confeziona una prestazione da urlo. Il suo Tom Stall è perfetto, tanto da gabbare anche lo spettatore, nel celare la sua vera natura finquando diventa impossibile contenerla ed inevitabile liberarla. Emblematico il violento rapporto sessuale con la moglie sulle scale e lo splendido finale a tavola in famiglia. Cronenberg mostra come l'orrore non sempre ha bisogno di essere rappresentato in ogni suo dettaglio per fare paura. Perchè nasce dalla mente e non dal corpo. Voto 9

La Promessa Dell'Assassino: altra prestazione maiuscola di Mortensen (candidato all'Oscar), circondato da una tenace Naomi Watts, da un istrionico Vincent Cassel e da un grandioso Armin Mueller Stahl.
Sulla scia dell'opera precedente, la mutazione nasce prima nella mente che nel corpo. I tatuaggi di Nikolai sono la vivida testimonianza della trasformazione, imposta dalle circostanze e dalla necessità di sopravvivere: il soma martoriato nella scena del combattimento nella sauna, in nome della salvezza della psiche, che, più di ogni altra componente del nostro Io, viene messa alla prova dalle esperienze che viviamo. Vera costante del cinema di Cronenberg.
Voto 8,5

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