martedì 1 marzo 2011

Popcorn: The Social Network




Quando avevo letto che David Fincher era intenzionato a fare un film su Facebook, il mio primo pensiero è stato "E come cazzo si fa?"
Così.
Prendendo una sceneggiatura
(giustamente premiata agli Oscar) d'acciaio, veloce, brillante con punte di meraviglioso acido sarcasmo, aggiungendo un regista che sposa in pieno la modernità del tema trattato, mettendo in sottofondo una colonna sonora (anch'essa premiata di giustezza) ossessiva e incalzante e lasciando il resto nelle mani di Jesse Eisenberg e Andrew Garfield, due di cui in futuro sentiremo parlare.
The Social Network è un piccolo manuale di cinema, un orologio svizzero che spacca il secondo per precisione e perfezione. Un ritratto fedele della società attuale attraverso la lente d'ingrandimento più adatta per l'occasione: Facebook, il modo più veloce per "conoscere gente e scopare".
Fincher ha il pieno controllo delle diverse linee temporali su cui poggia l'impalcatura del film, e le giostra con la maestria e il tempismo di un thriller (non a caso, parliamo del regista di Zodiac e di Seven, che considero un capolavoro nel suo genere).
Mentre vengono mostrate le evoluzioni delle vicende processuali con Eduardo Saverin e i gemelli Winklevoss (bravissimi sia Andrew Garfield che lo "sdoppiato" Arnie Hammer), emerge un ritratto di Zuckerberg composito e sfaccettato, che solo superficialmente può fermarsi al nerd rancoroso che vuole prendersi una rivincita sull'ex fidanzata, l'amico figo e i club esclusivi di Harvard.
La ritrosia all'abbraccio, il non essere mai realmente integrato (fattore evidenziato anche dall'abbigliamento, sempre fuori contesto), la scena finale nella stanza di vetro, solo col suo notebook, sembrano quasi simboleggiare l'isolamento del genio, come prezzo da pagare per la sua creazione. Una sorta di contrappasso dantesco per uno che ha inventato un mezzo di comunicazione così potente da diventare strumento per rivoluzioni.
Proprio l'altro giorno, leggevo su Repubblica di un possibile scenario futuro in cui il genere umano si dividerà in 2 grandi categorie: chi crea e chi usufruisce.
I 50 miliardi, patrimonio stimato di Zuckerberg, sembrano una premessa aderente a questo scenario.
Che sia inquietante o meno, lasciamol
o decidere ai posteri.



Voto 9


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