giovedì 11 agosto 2011

London's Burning pt.1


E si ritorna a Palermo, alla fine.
Il viaggio che sognavo da almeno 8 anni non ha deluso le aspettative (una volta tanto) e Londra balza in vetta alla classifica delle mie città ideali, scalzando Berlino e Parigi, in attesa di visitare Stati Uniti, Australia, Giappone e Islanda, nelle estati a venire.
Prima di dare libero sfogo alle mie impressioni di turista-visitatore (nella parte 2), due parole sulle rivolte degli ultimi giorni (che fortunatamente non ho avuto modo di vivere in prima persona, essendo ripartito subito dopo la prima notte di scontri a Tottenham).
Cominciamo dall'aereo, per darvi un'idea.
E' il 30 luglio e sono seduto sul primo posto che mi ispira simpatia e comodità del volo Ryanair delle 12.20 in partenza da Palermo, e nei 4 posti contigui al mio siede una perfetta, tipica, famiglia inglese. Dopo il decollo e il raggiungimento della quota di traversata, è possibile utilizzare gli apparecchi elettronici (il mio divertissement di volo è American Gods di Neil Gaiman, per inciso) e il più piccolo membro della famiglia di cui sopra alterna in poco più di mezz'ora un Nintendo 3DS, un IPad-2 ed un I-Phone.
E badate bene, non parlo dei gadget tecnologici del padre, del fratello maggiore o della madre, no. Sono tutti suoi, e i restanti membri della famiglia non sono da meno tra Kindle, I-Pod e tablet vari.
Ora, se è vero che i primi scontri sono scoppiati in risposta ad un (pare) omicidio spicciolo di un contestatore da parte delle forze dell'ordine (sto semplificando, eh; lungi da me sparare giudizi random), è anche vero che da lì in poi, ad attirare principalmente l'attenzione di opinione pubblica e media sia stato l'assalto ai negozi e ai grandi magazzini presi d'assedio e dati alle fiamme in piena anarchia.
Non a caso, le immagini più impressionanti mostrano tutte come la caccia al bene di consumo (che non è mai bene primario, ma oggetto ludico o ornamentale) non abbia limiti o freni di alcun tipo: il ragazzo colpito alla testa e letteralmente saccheggiato è difficile da dimenticare.
D'altro canto, io da Harrods ci sono entrato. E ne sono uscito con una forte sensazione di nausea per quanto fastidiosamente opulento, pacchiano e di cattivo gusto l'abbia trovato.
E il limitrofo Harvey Nichols non pensate che sia da meno. (una t-shirt 155 sterline)
Non bisogna essere chissà quanto sgamati per capire che se per le vie del centro non c'è neanche uno zingaro a chiederti gli spiccioli, non significa che a Londra stiano tutti bene e possano permettersi di sganciare quasi 200 sterline per una maglietta.
Ciò non toglie che la si possa desiderare.
Così come l'I-Phone, la borsa Vuitton, le scarpe Gucci, la Ferrari, la Lamborghini e quant'altro.
Il morto del primo giorno, in sostanza, è stato un pretesto per rendere cosciente e furiosamente manifesto un inconscio desiderio di possesso e di lusso, a fronte di una disuguaglianza sociale spaventosa.
Non serve andare a Londra, per capirlo; basta scendere in centro a Palermo e vedere l'ultimo dei posteggiatori, armato di smartphone e occhiali da almeno 100 euro, che si incazza perchè gli lasci 50 centesimi anzichè un euro.
Pubblicità idiote a parte, il lusso sta realmente passando da fattore eccezionale (e opzionale) a diritto, cui tutti vogliono/devono accedere.
A qualsiasi costo.





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