domenica 4 dicembre 2011

Popcorn: Habemus Papam



Credo di stimare Moretti più come intellettuale che come regista, ma quest'affermazione vale come il jolly a briscola, avendo visto solo La Stanza Del Figlio (interessante ma pesante come solo Giuliano Ferrara dopo cena sa esserlo) e, appunto, questo Habemus Papam.
Avendo letto le recensioni alla sua uscita, le prime impressioni della critica erano grossomodo distinguibili in due grandi categorie:

-giornalisti di sinistra:"Genio assoluto. Capolavoro."
-giornalisti di destra:"Il solito saccente. Noioso come non mai."

Cercando di essere un pizzico obiettivi, la verità, dice il proverbio, sta nel mezzo. Perchè è impossibile elidere dal Moretti-pensiero la sua formazione politica, ma è altrettanto impossibile ridurre il tutto a bandiere rosse e faccette nere.
Dove Paolo Sorrentino, con Il Divo, tratteggiava una figura complessa e pienamente a suo agio tra giochi di potere e manipolazioni, seppur con un pesante prezzo da pagare in termini di solitudine, Moretti (in maniera meno raffinata, va detto) incarna nel cardinale Melville di uno straordinario Michel Piccoli un uomo solo e spaventato, di fronte a un incarico talmente grande da essere pensato per un dio.
Dove Andreotti si mostra arguto e impassibile, il neo-Papa urla, scappa e, smarrito, vaga in cerca di umanità e riparo, in autobus, in un panificio, al bar, fino ad arrivare al teatro (sogno covato e frustrato in gioventù), sede di uno smascheramento tanto poetico quanto emblematico per una messa a nudo di una figura troppo spesso caricata in maniera esagerata di venature trascendentali.
Con un finale fortemente intriso di pessimismo e sconforto (sovraccaricato da una sottolineatura musicale magniloquente e tragica), Moretti confeziona un film riuscito a metà, dove l'impalcatura principale si caratterizza per solidità e spessore nelle vicissitudini del cardinale interpretato da Piccoli (grandioso), ma dove ad essere deficitario è il contorno, poco approfondito e sostanzialmente ridotto a mero pretesto comico nel ritrarre gli altri cardinali del Conclave come dei simpatici vecchietti paurosi, per una patata bollente che nessuno vuole toccare, e un po' nevrotici.
Ok, sono scene gradevoli e alcune battute sono veramente godibili, ma è una superficialità che stona con il nucleo tragico e disperato della vicenda, e che non si salva con le parole ultralaiche e pessimiste del personaggio di Moretti, depotenziate nel contesto giocoso orchestrato dal regista per questi intermezzi.
In conclusione, da vedere, ma mi aspettavo più coraggio.



Voto 6,5

2 commenti:

  1. il film è stato indicato come "miglior film"del 2011 dalla prestigiosa rivista di cinema francese Cahiers du Cinema.Un bel colpo per il cinema italiano e per il grande Moretti,amato moltissimo oltralpe

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  2. Mah, addirittura miglior film del 2011 mi sembra eccessivo, onestamente. Moretti in Francia lo amano da secoli, però continuo a pensare che abbia dato il meglio di sè in altre prove.

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