mercoledì 27 aprile 2011

Dischi Del Mese: Aprile '11



Era uno dei dischi più attesi dell'anno, per cui stavolta la copertina, in maniera abbastanza ovvia, se la beccano gli Strokes. Per quanto il giudizio sull'album, leggendo in giro, sia abbastanza controverso, su una cosa tutti sono d'accordo: che l'immagine della cover fa assolutamente schifo. Ma io me ne frego, il giallo per una volta non mi dà fastidio, la citazione a Escher non mi dispiace, e quindi amen.

The Strokes - Angles: partiamoci così; non siamo neanche lontanamente vicini ai livelli di Is This It. Dubito che li raggiungeranno nuovamente, ma, alla faccia di tutti i detrattori del globo che aspettavano beluini al varco, il disco funziona. Almeno, fino alla sesta traccia. Tolta You're So Right, che forse è uno dei pezzi più brutti mai scritti da Casablancas e compagni, Machu Picchu, Under Cover Of Darkness, Taken For A Fool e Two Kinds Of Happiness sono tutte potenziali singoli e ottime canzoni. Poi cominciano ad annoiare (salvo in minima parte solo Gratisfaction), perchè imbeccare 10 brani perfetti per immediatezza e qualità, ti può riuscire, magari, una volta, se sei fortunato. E loro hanno già dato con il primo album. Voto 6,5

The Pains Of Being Pure At Heart - Belong: reclutato per l'occasione lo stesso produttore di Mellon Collie degli Smashing Pumpkins, i Puri Di Cuore seguono la stessa strada maestra del fortunato esordio, tra shoegaze, riff un pelo più corganiani del solito (per l'appunto) e melodie che più orecchiabili non si può (la title track o The Body, ad esempio). I Jesus And Mary Chain li adotterebbero seduta stante. Ottimo sottofondo per una giornata solare da cantare in macchina. Voto 7

The Vaccines - What Did You Expect From The Vaccines?: gli inglesi li stanno pompando come Bloc Party, Franz Ferdinand e Arctic Monkeys negli anni passati. Dal canto loro, se ne escono con un indie che cerca di strizzare quanti più occhi possibile; dagli Editors (almeno nel timbro vocale) ai Ramones passando per i Jesus di cui sopra. Si divertono e divertono (personalmente parecchio); se poi il pallone si sgonfia, amen. L'anno prossimo spunterà un altro vaccino. Voto 7,5

Lykke Li - Wounded Rhymes: conosciuta grazie a FIFA 10, questa svedesina sembra avere le carte in regola per dire la sua nell'ambito del pop al femminile. Intendiamoci, non bazzichiamo dalle parti di Lady Gaga. Qui, questa bionda (lei sì realmente figa) sa essere trascinante, seducente e contemporaneamente di gran classe (ascoltate Sadness Is A Blessing). Ho trovato la donna della mia vita (almeno per questo mese). Voto 7,5

Green Day - Awesome As Fuck: il fan storico che è in me soffre. In un futuro post in cui mi occuperò di tutta la loro discografia mi spiegherò meglio, ma resta il fatto che questo disco è una zozzeria per svariati motivi. In primis, l'orrida copertina (grigio e rosa, bellammerda), in secundis, a che scopo fare uscire un live a distanza così ravvicinata da Bullet In A Bible (con cui, tra l'altro condivide mezza scaletta)? Ma ovvio, spremere le tasche dei neo-emo-fan che sbavano per Billie Joe. Le uniche cose da prendere sono Burnout e Who Wrote Holden Caulfield, ovvero quando i Green Day erano i Green Day (e poi le fan con l'ormone impazzito urlano di meno durante questi 2 pezzi). Voto 4

The Kills - Blood Pressure: oscurati dall'ingombrante aura di Kate Moss, compagna del chitarrista Jamie Hince, i Kills sono sempre stati snobbati come molto fumo e poca sostanza (anche se Alison Mosshart ha dato ottima mostra di sè con i Dead Weather di Jack White). Ebbene, questo Blood Pressure non è malaccio; niente di nuovo sotto il sole, il solito indie-rock acido e sporcato ad arte. Probabilmente li dimenticherete 20 minuti dopo averli ascoltati, ma tra tanto fumo un paio di canzoni carine si trovano. Voto 5,5



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