giovedì 1 settembre 2011

Revisioni: Nicolas Winding-Refn


Voi non ci crederete, ma il tenerone a destra della foto che abbraccia e sbaciucchia quell'idolo di Ryan Gosling (in un post futuro, espliciterò la portata di quest'affermazione) è semplicemente uno dei registi più violenti, intriganti e promettenti del panorama cinematografico contemporaneo.
In attesa di vedere quel Drive che all'ultimo festival di Cannes ha fatto sbavare un po' tutti, vi consiglio di tenere d'occhio questo coccoloso autore danese, perchè già la sua filmografia attuale mostra parecchi spunti validi, coniugati ad uno stile personalissimo e accattivante, nonostante siano evidenti le influenze tarantiniane e lynchane.
In attesa di progetti futuri come Only God Forgives e Logan's Run (sempre con Gosling protagonista), più un discorso in sospeso per un'eventuale pellicola su Wonder Woman, chi volesse approfondirne la conoscenza può buttarsi su questi film.

Pusher - L'inizio: è il primo capitolo di una trilogia criminale ambientata a Copenaghen. Macchina da presa in spalla, ritmo ipercinetico, violenza e una martellante colonna sonora che spazia dalla techno fino al punk e all'hard rock sono gli elementi di una cifra stilistica che qui viene presentata nella sua forma più grezza, per poi affinarsi nei capitoli successivi. Questo primo episodio ci porta a seguire le vicissitudini di Frank, piccolo spacciatore deciso ad alzare la cresta e racimolare qualche soldo ai danni del suo boss (Milo, protagonista del terzo film). In un susseguirsi di eventi avversi e voltafaccia, Refn mette al centro della storia un protagonista freddo e distaccato, inerte sul piano affettivo (emblematico l'incontro con la madre) ma risoluto nelle sue azioni, nonostante la sempre viva consapevolezza di vivere ed operare in un mondo sbagliato, ma che resta comunque l'unico mondo in cui sarebbe capace di vivere. Voto 7


Pusher II - Sangue Sulle Mie Mani: appena uscito di prigione, Tonny (amico di Frank, visto nel film precedente), è ansioso di mettersi a lavoro per il padre, un boss dedito allo spaccio di droga e al traffico di auto rubate, così da recuperarne la stima e, magari, una parvenza di affetto. Peccato che ogni tentativo risulti così fallimentare da trasformare l'iniziale sconforto in un vero e proprio disprezzo. Parallelamente, Tonny si trova a fronteggiare in prima persona una paternità,
tanto inattesa quanto salvifica, sebbene il bambino sia frutto di un rapporto occasionale con una sbandata mangiasoldi. E' forse il capitolo migliore della trilogia, per la maggiore levigatezza stilistica e per una sceneggiatura più raffinata nel sovrapporre (in modo mai banale) ad una semplice crime story tematiche più "alte" come il rapporto padre-figlio, il concetto di virilità (nel senso malavitoso del termine), sullo sfondo di una ineluttabilità del destino che è il vero leitmotiv dei 3 film: non si può cambiare la propria natura, al massimo la si può accettare e conviverci. Voto 8


Pusher III - L'Angelo Della Morte: il diabolico Milo del primo episodio, circa 10 anni dopo, è un ricordo appassito sotto i chili di troppo e la dipendenza da cocaina. Il tempo passa, il mercato cambia e il vecchio boss serbo, impegnato anche in una terapia di riabilitazione, deve stringere malvolentieri nuovi contatti se vuole sopravvivere nel giro. Qui, più che altrove, emerge la contraddizione intrinseca al mondo criminale dove la spinta a voler essere fautori del proprio destino viene soffocata dall'inevitabile sottomissione al boss più in alto. Milo è un fantasma, che prima reagisce con rabbia e poi comprende ed accetta la vita che si è scelto. In questo senso, il recupero del personaggio di Radovan è un'ulteriore testimonianza di quanto detto prima: si può cambiare pelle, assumendo una parvenza di onestà, ma non Natura. Voto 7,5


Bronson: ovvero il biopic secondo Refn. Michael Gordon Peterson ha una grande passione per Charles Bronson ma è anche uno dei criminali più violenti e folli della storia di Inghilterra. Entrato in carcere per una condanna di 7 anni, dopo una rapina ad un ufficio postale, attualmente risiede ancora in prigione, a seguito di una condotta fatta di omicidi, risse e pestaggi ripetuti. Il regista danese usa l'elemento biografico come pretesto per la messa in scena di un grottesco spettacolo sulla natura animalesca del personaggio. Come ci spiega un fenomenale Tom Hardy (un'interpretazione che promette più che bene, alla luce dei molti punti in comune con il Bane del terzo capitolo nolaniano di Batman), Peterson è sostanzialmente incapace di discernere il bene dal male, in quanto poggia l'intero suo vissuto su un principio tanto semplice quanto limitante: azione-reazione. Picchiare un uomo o un animale sono solo sfumature, viste con gli occhi di un uomo la cui unica necessità è quella di sfogare istinti che non è azzardato definire primordiali. Pertanto, l'unica rappresentazione possibile non può essere che grottesca.
Voto 8-


Valhalla Rising: l'opera più ambiziosa e difficile. I dialoghi si rarefano, per dare spazio alla natura, mentre One-Eye, guerriero muto e spietato, segue l'odissea di un gruppo di vichinghi verso una terra a metà tra il Paradiso e l'Inferno. E' il film meno convenzionale del regista danese e quello che, più degli altri, ne mette in mostra il talento; su tutte, la traversata dell'oceano, in un mare rosso sangue, è senza dubbio la scena di cui è più difficile negare la bellezza, anche solo da un punto di vista stilistico. Perchè, se concettualmente il film può essere attaccabile sotto diversi aspetti (ma, ripeto, a me è piaciuto), è innegabile che almeno visivamente sia un vero e proprio gioiello. Resta da capire se sotto la patina (bella spessa) di un talento visivo non indifferente, ci sia spazio per dei contenuti quantomeno all'altezza. Aspettiamo Drive e i film a seguire per un giudizio definitivo ma, a mio parere, c'è di che essere fiduciosi. Voto 8

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