mercoledì 21 settembre 2011

SetteDylanDog







Festeggiato da poco il numero 300 (classico episodio surreal-celebrativo senza infamia nè lode) e i 25 anni di vita editoriale, dedichiamo questa top 7 al personaggio dei fumetti che più di ogni altro mi ha influenzato/segnato; sin da quando, alla tenera età di 8 anni, chiesi alla nonna di comprare quel mitologico n° 70 (Il Bosco Degli Assassini), stregato dalla splendida copertina e da alcune vignette che già alla prima occhiata mi avevano terrorizzato e incuriosito allo stesso tempo (teste esplose e mani mozzate...i vecchi tempi in cui lo splatter andava di moda).
Potrei scrivere per ore ma mi limito a dire, senza troppi giri di parole, che probabilmente sarei una persona molto diversa se non avessi chiesto a mia nonna quelle 2.700 lire. E penso che se mai dovessi fare una top 7 dei soldi meglio spesi, ai primissimi posti ci sarebbero sicuramente questi spiccioli.
Vai con i 7.


7- Titanic (n°90 testi: Chiaverotti - disegni: Piccatto)


6- Goliath (albo speciale n°13 testi: Ruju - disegni: Mari)


5- Necropolis (n°212 testi: Barbato - disegni: Freghieri)



4- Sogni (albo speciale n°7 testi: Sclavi - disegni: Freghieri)



3- Margherite ( albo gigante n°2 testi: Sclavi - disegni: Ambrosini)


2- L'Alba Dei Morti Viventi (n°1 testi: Sclavi - disegni: Stano)


1- Il Lungo Addio (n°74 testi: Sclavi & Marcheselli - disegni: Ambrosini)



Se non si fosse capito, sono un grande fan delle storie che vedono Dylan inserito in dinamiche di gruppo, o in situazioni fuori dall'ordinario schema cliente-colloquio a casa di Dylan-risoluzione del caso.
In questo senso, Titanic è la storia che rileggo più spesso per l'alto tasso di divertimento che porta con sè (in generale, a dispetto dei molti detrattori, penso che Chiaverotti abbia fatto ottimi lavori con l'Old Boy londinese).
Goliath mette in scena una situazione simile, ma con più finezza. La storia è un palese, ma riuscito, omaggio alle varie edizioni de "La Cosa" (imho, il miglior film di Carpenter); probabilmente le 132 pagine giovano al ritmo e contribuiscono al confezionamento di uno dei migliori speciali dylaniati, grazie anche ai disegni di un Mari perfettamente funzionale alla storia.
Necropolis l'ho inserita per nobilitare le (giustamente) bistrattate produzioni recenti: che il personaggio abbia perso mordente è cosa nota, ma Paola Barbato, insieme a Recchioni e a qualche sporadico spunto di Ruju, Medda e Di Gregorio, sono gli unici a mantenere viva la fiammella dei primi 100 numeri, introducendo qualche novità, senza snaturare la materia prima. Come in molte altre storie dell'autrice milanese, Dylan viene portato a un
tale livello di prostrazione psicologica da arrivare a dubitare dei suoi principi-cardine, cosa non da poco per un idealista convinto com'è il Nostro, e tassello narrativo fondamentale nel garantire alle storie della Barbato una carica emotiva non indifferente.
Freghieri (insieme a quella pippa di Ugolino Cossu) è il disegnatore che mi piace di meno, ma Sogni è una delle storie più belle che Sclavi abbia mai scritto; il futuro psichiatra che è in me mi porta ad essere parziale ma è probabilmente l'episodio con i personaggi secondari meglio caratterizzati. Il Matto ha popolato i miei incubi per diverso tempo, così come la scena finale del ragno gigante, ma è la sensibilità con cui Sclavi descrive il mondo onirico a far elevare sopra la media questo albo speciale, di nome e di fatto.
Ambrosini, invece, è il disegnatore che più rimpiango, dai tempi del Guardiano Della Memoria (n° 108, da lui scritto e illustrato); Margherite è una piccola grande poesia su Vita, Morte e Amore, con una delle donne più belle che Dylan Dog abbia mai avuto e uno dei finali più tristi mai letti. Un gioiello raro (e piuttosto difficile da trovare, penso) da custodire gelosamente.
Parlare del numero 1 mi sembra quasi tautologico: leggetelo e avrete un'idea chiarissima di ciò che vi aspetterà almeno fino ai numeri 125-130.
Infine, la storia che, più di tutte le altre, mi è rimasta nel cuore: l'unico albo a fumetti che ho letto con gli occhi lucidi e che ancora oggi mi regala sussulti e nostalgia. Un viaggio nel passato a ricordo di estati svanite, sognate e invocate, dove il vero mostro è la solitudine e il vero Orrore è il tempo che passa inesorabile. Le ultime 2 vignette, l'abbraccio con un Groucho mai così serio, e il Dylan nostalgico seduto alla scrivania rappresentano tuttora la migliore cartolina che mi sentirei di mandare a un amico desideroso di approcciarsi alla lettura di questo fumetto.





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