sabato 17 settembre 2011

Revisioni: Park Chan-Wook


Senza troppi giri tortuosi o ragionamenti cervellotici, Park Chan-Wook è semplicemente uno dei migliori registi in circolazione. Probabilmente ignoto al grande pubblico, questo occhialuto coreano è uno di quei pochi film-maker per i quali non è azzardato utilizzare la dizione di 'autore', magari anche con la A maiuscola. Partendo dal primo capitolo della trilogia della vendetta e arrivando fino al vampiresco Thirst, è impossibile non notare la forza comunicativa di un regista che, disponendo in partenza di un talento visivo smisurato, ha piano piano affiancato all'aspetto estetico (sempre curatissimo) una solidità narrativa crescente e ammaliante, fatta di pugni allo stomaco e trovate quasi fiabesche, di violenza e sentimento, di grosse cadute di stile e di momenti di grandiosa eleganza formale.
In attesa di Stoker, prima opera occidentale in uscita entro il 2011, vedere (almeno) un film di Park Chan-Wook è un passaggio obbligato per ogni cinefilo che si rispetti. Poi si può decidere se amarlo o odiarlo.




Mr. Vendetta: è il primo capitolo della trilogia della vendetta, dove si intrecciano le vicende di Ryu, un sordomuto che decide di vendere un rene al mercato nero, così da poter pagare le cure alla sorella malata, e Park Dong-Jin, padre alla disperata ricerca della figlia rapita. Il dolore e la rabbia viaggiano parallelamente, come costanti di una tragedia umana che sembra trovare risoluzione solo nella vendetta, mostrata nella sua integrità, a differenza degli altri eventi narrati, raccontati attraverso piccoli (ma significativi) dettagli. E' il capitolo più debole, ma non per questo un brutto film. Voto 7

Old Boy: lo troverete in una top 7 dei miei film preferiti in assoluto. Girato con uno stile iperviolento e grottesco che spesse volte rimanda al manga omonimo da cui è tratto, mostra una genialità rara nel confondere lo spettatore ribaltando continuamente la prospettiva della vendetta e di chi è il vero vendicatore del film. Aggiungeteci due attori semplicemente grandiosi nei ruoli di Oh Dae-Su e Lee Woo-Jin e otterrete niente di più e niente di meno che uno dei più bei film degli anni zero e, a parere di chi scrive, un capolavoro assoluto. Voto 9

Three Extremes (episodio Cut): sempre incentrato sulla vendetta, questo mediometraggio inserito in Three Extremes (film consigliatissimo anche per gli altri 2 episodi, di Fruit Chan e di Takashi Miike), introduce un elemento di critica sociale, inedito finora per il regista, sia pure con risultati eccellenti. Quello che più risalta agli occhi è la sempre maggiore raffinatezza ed attenzione al dettaglio estetico. Park Chan-Wook, ormai, ha fatto dell'eleganza formale un mezzo espressivo funzionale alla narrazione, e non mero abbellimento dell'opera. Voto 7

Lady Vendetta: idem come sopra, fin dai preziosi titoli di testa, l'ultimo capitolo della trilogia della vendetta mostra di essere il più elegante e il più ricercato, stilisticamente parlando. Per chiudere il cerchio, una protagonista femminile: Geum-Ja, condannata a 13 anni di carcere per aver rapito ed ucciso un bambino, ci viene mostrata come una donna dolce e disponibile, capace di conquistare l'affetto e la simpatia di tutte le compagne di carcere. In realtà, dietro quella maschera di candore e bontà, si nasconde un preciso e fortissimo desiderio di vendetta nei confronti del vero autore del crimine per cui è stata condannata. Rispetto al passato, la furia della vendetta trova un argine nella dimensione affettiva, il sangue (sempre presente) scorre in misura minore che in passato, e l'elaborazione del sentimento di rivalsa perde la sua natura istintiva, subendo un'azione di freno e di sublimazione negli affetti verso chi abbiamo di più caro al mondo. Voto 8

I'm A Cyborg But That's Ok: chiuso il capitolo vendetta, il regista coreano cambia completamente registro con una favola ambientata in un ospedale psichiatrico; è qui che viene ricoverata la giovane Young-Goon, quando,
dopo aver appreso dalla nonna di essere un cyborg, decide di conficcarsi dei cavi elettrici nei polsi per ricaricarsi. L'arrivo della ragazza nell'ospedale porterà la conoscenza di altri personaggi stranissimi e l'ovvio stravolgimento di quel piccolo mondo che è un ricovero psichiatrico. Questa volta, Park Chan-Wook incanala il suo talento visivo per raccontare una tenera e romantica poesia, abbandonando la violenza e la rabbia del passato, in favore del candore e dell'ingenuità della protagonista e del giovane sociopatico Il-Sun. Il risultato è un film fuori dai canoni, ma difficile da non amare. Voto 7,5

Thirst: con la consueta classe, stavolta si parla di vampiri; e, nonostante sia un tema di gran moda oggi, Park Chan-Wook riesce ad essere originale, nel raccontare la lenta, progressiva e inesorabile trasformazione di un prete cattolico nel più classico dei succhiasangue. L'elemento nuovo però, è rappresentato dalla parallela storia d'amore intrecciata con una tanto giovane quanto sensuale ragazza. L'ambientazione orrorifica si incastra perfettamente con l'aspetto romantico, arrivando a sovrapporsi quando anche Tae-Ju diventa vampira. Da lì inizia un'escalation di violenza con Sang-Hyun sempre intento a frenare la sete della compagna, fino all'inevitabile risoluzione del conflitto. Probabilmente alcune lungaggini ne appesantiscono la visione, ma resta un (ennesimo) ottimo lavoro. Voto 7+

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