martedì 27 settembre 2011

Dischi Del Mese: Settembre '11



Copertina per il supergruppo del 2011, che già la sola presenza di Mick Jagger è sufficiente per definirlo tale. Aggiungeteci quella strafiga di Joss Stone e i giochi sono fatti, senza menzionare compositori con l'Oscar in tasca, illustri figli d'arte e chitarristi di band storiche. Ma al di là del folklore e del sapore di mega-combo, vediamo che altro è uscito in questo periodo.

Beirut - The Rip Tide: non posso farci nulla, non riesco a mandarli giù. Ne riconosco l'abilità a livello compositivo e la gradevolezza all'ascolto, ma mi scivolano addosso come la pioggia sull'impermeabile. L'intento è quello di fornire un adeguato commento musicale ad un paesaggio di fine estate, il risultato (almeno per me) è una botta di sonno, di quelle pesanti. Voto 5

Red Hot Chili Peppers - I'm With You: John Frusciante è uscito dal gruppo; al suo posto è entrato Josh Klinghoffer (discepolo e collaboratore dell'ingombrante predecessore), ma la sostanza non cambia granchè: i Red Hot, ormai, viaggiano col pilota automatico riproponendo la solita formula da almeno 10 anni, con la consueta miscela di funk e rock (la doppietta iniziale con Monarchy Of Roses e Factory Of Faith illude piacevolmente), e intercalando le classiche (e stavolta meno efficaci) ballads da accendini ai concerti. Il cambio di chitarrista poteva essere un'occasione per sperimentare, ma a loro non interessa. E' semplicemente un disco atto a rimpolpare il repertorio da proporre sul palco (lo si capisce già dal ruffianissimo singolo), inutile aspettarsi di più. Voto 6-

The Rapture - In The Grace Of Your Love: la ricetta è sempre la stessa, fin da quell'Echoes del 2003: una sapiente miscela di funk, dance e rock capace di farsi strada fino al padiglione acustico dell'ascoltatore, fin dal primo play. Partono sparati con Sail Away, Miss You e Come Back To Me per arrivare alla title track, punto di partenza di un leggera caduta di tono e di intensità; per fortuna, la corsa riprende con lo sfavillante singolo How Deep Is Your Love? per un disco ballabile e contagioso. Voto 6,5

Bon Iver - S/T: continuo a preferirgli Iron & Wine, per come tocchi meglio le corde sensibili quando è in vena di ballads solitarie e bucolico-malinconiche, e per come abbia il coraggio di sperimentare soluzioni diverse (e più movimentate, come nell'ultimo Kiss Each Other Clean). Resta, comunque, il buon livello compositivo dell'autore statunitense, e la consueta abilità nel pennellare paesaggi rurali su melodie tanto semplici quanto delicate. A me, continua a non calare granchè. Voto 6

Superheavy - S/T: ho sempre nutrito una certa diffidenza verso il concetto di 'supergruppo'. Che mi ricordi, le uniche cose che ho apprezzato catalogabili sotto questa categoria rispondono ai nomi di Audioslave (ma solo il primo album) e Them Crooked Vultures (dai quali era lecito aspettarsi di più). Intanto, il singolo che vedete qui sotto ha superato il milione di visualizzazioni su Youtube nell'arco di un paio di settimane, ma che ne è delle altre tracce? Una gara di 'celhopiùlungoio' troppo spesso giocata su un terreno pesantemente infarcito di reggae. Manco a dirlo, vince a mani basse quel gigione di Mick Jagger, ma, tolta Energy e il ritmo in levare di Common Ground, rimane molto, tantissimo fumo e poco, pochissimo arrosto. Voto 5,5







2 commenti:

  1. Ehi, grazie mille! Niente male anche il tuo blog, per quanto sia completamente diverso dal mio (ma è il bello di internet, no?) e non abbia grossa familiarità con le gite in camper :D

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