martedì 25 maggio 2010

Lost 6x17-18: "The End"




Ricordo ancora quando, quasi 4 anni fa, una mia amica mi passò la prima e la seconda stagione dicendomi "Ti piacerà un sacco, vedrai!"

Nonostante il mio solito atteggiamento di iniziale scetticismo, provai.
In 10 giorni ero già "al passo" con i miei amici, totalmente rapito.
Fa molto Jack, come percorso, ora che ci penso (e forse è uno dei motivi per cui adoro da sempre questo personaggio, ancora di più dopo ieri).

Da lì, iniziò il mio sdoganamento al genere telefilm, fino alla frenesia (ora passione) di vederli in lingua originale per commentare con gli altri.
Tutto questo per dire come forse Lost abbia un grosso valore affettivo, a prescindere (e credo che in molti sottoscriverebbero quest'affermazione), un po' come il primo amore che è difficile da dimenticare, e al quale tendi a perdonare anche qualche battuta a vuoto.
E in fondo, nemmeno un litigio furioso è sufficiente a cancellare quanto di buono c'è stato prima.
Sono sempre stato d'accordo con chi afferma che nel viaggo non è importante la destinazione ma il percorso.
In linea di massima, penso che, se sei in compagnia di persone a cui tieni così tanto da volerle portare sempre con te, anche oltre la morte, Parigi e la minuscola
frazione di 20 abitanti netti in provincia di Matera valgono uguale.
Cos'è stato Lost per sei lunghi anni?
Un sommarsi di domande su domande, o un viaggio con personaggi così forti da diventare, ai nostri occhi, persone?
Certo, non vi negherò di essermi appassionato anch'io ai tanti misteri propinatici per 120 episodi (Walt, Aaron, la Dharma, Eloise, giusto per citarne alcuni), ma, sinceramente, la puntata su cui avevo riposto maggiori speranze di delucidazioni è stato Across The Sea, che per me è il punto più basso mai toccato da questa serie.
Lì ho capito che, forse, era meglio non averne di risposte, perchè al 90% mi avrebbero deluso.
E forse lo stesso pensiero hanno avuto gli autori; per quanto sapiente ed emozionante, la scelta di focalizzare la fine sui personaggi e sul loro percorso, obiettivamente, può sembrare una paraculata epica, e un ottimo espediente per fuggire dalla morsa delle tanto attese risposte invocate dai fan.
Ma vedendo The End, e vedendo ricordare i momenti più significativi di ognuno dei naufraghi, anche io ho ricordato perchè amo questa serie, e mi sono dimenticato di voler sapere il nome di Mib, perchè Walt fosse così speciale, cosa è l'Isola.
La centralità dei personaggi è stata abbondantemente premiata con una celebrazione più che degna. Il cuore ha vinto sulla ragione. Persino il conflitto tra fede e scienza è passato in secondo piano, anche se penso che gli autori parteggino per la prima.
Credo che Lost sia stato un grande affresco sulla vita, intesa come redenzione, ricerca di sè, della felicità, paura di rimanere soli o di affrontare il proprio passato. Vita con la V maiuscola, insomma. Il resto, scusate la metafora, è fumo negli occhi: dall'elettromagnetismo alla caverna di luce, passando per Jacob e Mib.
Sull'episodio finale dirò solo 2 cose:

- Michael Giacchino è la dimostrazione di quanto può essere determinante la musica nel dare forza alle immagini.

- La scena di Jack nel campo di bambù dove tutto è iniziato, con Vincent seduto accanto a lui, è forse l'immagine più bella in assoluto di Lost.

See you in another life, brother!


Voto 10

venerdì 21 maggio 2010

Lost 6x16: "What They Died For"





Ormai ci siamo.
Domenica, delusi o contenti, dopo sei anni di ipotesi e congetture, amori viscerali per alcuni personaggi e odi smisurati per altri, finirà tutto.
Quello che conta, adesso, è chiudere in maniera degna. Giusto per non buttare a mare una delle saghe più importanti della televisione degli anni '00.
Dopo il (per me) pessimo "Across The Sea", era impossibile fare peggio. Tanto era poco Lost quella puntata quanto lo è molto questa, racchiudendo in sè tutti gli elementi che normalmente mi aspetto di vedere in questa serie: il Ben machiavellico di sempre, Desmond "guida" nel flash-sideway e Jack controparte isolana, e infine risposte che ritengo soddisfacenti da quello che, fino al 6x15 disgraziato, ritenevo il grande burattinaio, Jacob.
Se nella realtà alternativa (?), Hume prosegue il suo lavoro di "risveglio" dei vari reduci, facendoli convergere tutti verso un concerto, verosimile occasione di reunion dell'intero gruppo, sull'Isola la situazione prende una piega ben precisa quando Jacob decide finalmente di mostrarsi anche agli altri sopravvissuti per illustrare loro i motivi della scelta (ricordate il "Why you?" del finale della quinta stagione?).
E' l'infelicità di ognuno dei naufraghi a renderli potenziali candidati; e l'Isola offre loro la possibilità di avere uno scopo. L'unica cosa che viene chiesta al candidato è la scelta.
Una scelta di fede, intesa come fiducia, reale convinzione di ciò che si desidera, un atto di autoinvestimento di sè. E chi meglio di Jack, in nome della sua evoluzione, più volte da me citata, può adempiere a questo ruolo?
Inutile dire che, ovviamente, apprezzo tale decisione, anche se qualcuno potrebbe obiettare sull'ovvietà di questa; ma bisogna distinguere ciò che è prevedibile da ciò che è naturale conseguenza. Uno Hugo, o un Sawyer, nuovi Jacob sarebbero stati solo un colpo di scena fine a sè stesso (e neanche tanto logico).
Per cui, pollice alto per questa soluzione narrativa.
Toccherà quindi al medico difendere la luce dell'isola da Mib.
Mib che, dopo aver seccato Richard (ennesima morte sbrigativa di un personaggio su cui, prima si crea un hype abnorme, e poi si scopre che vale come un jolly a scopa), ingaggia Ben promettendogli il governo sull'Isola una volta che lo avrà aiutato ad andarsene.
Come aiutarlo? Ovviamente, uccidendo quelli che per Flocke sono intoccabili, per definizione.
Linus accetta, e si toglie lo sfizio di eliminare Charles Widmore (stesso discorso di Alpert) per vendicare la figlia, morta nella quarta stagione, per mano dei suoi mercenari. A Zoe, l'insopportabile (ed inutile) assistente di Mr.Widmore, pensa direttamente Mib, sgozzandola come un vitello.
Nel mezzo, il flashsideway mostra momenti (molto riusciti) di tenerezza tra Benjamin, Alex e la rediviva Rousseau e la decisione di John Locke (versione uomo di fede "risvegliato") di operarsi, affidandosi a Jack che, pur accettando, lo mette in guardia sul non confondere "coincidence with faith".
Preso per i capelli anche il mistero relativo alla capacità di Linus di evocare il mostro (vista anch'essa nella quarta stagione); quesito risolto con la frase "
It’s where I was told I could summon the monster. That’s before I realize that it was the one summoning me" che, per quanto rattoppata, è meglio di una voragine di sceneggiatura.
Verso dove si va?
Verosimilmente, Ben non è tornato di nuovo al lato oscuro, ma progetta un altro doppio gioco ai danni di Flocke (anche perchè sul finire, questo afferma di voler distruggere l'isola con l'"aiuto" di Desmond, infischiandosene della promessa fatta a Linus).
Microparentesi: mi mancava il talento di Michael Emerson, capace di costruire un grande grande personaggio da subito (ancora ricordo l'enorme ambiguità di Henry Gale). Poi, in duo con Terry O' Quinn, diventa veramente difficile scegliere il più bravo.
Sia la coppia Ben-Mib che i Losties sono alla ricerca di Desmond, ultima spiaggia in entrambe le realtà. Chi lo trova prima vince?
L'immagine dell'isola affondata a inizio stagione mi fa pensare a una vittoria di Mib e ad un possibile "scontro finale" nel flash-sideway, magari sul tavolo operatorio dove Jack avrebbe la possibilità di "fixare" ciò che non è riuscito a fare sull'isola.
Ma siamo alla fine, e un plot twist che scompagina ogni possibile previsione è dietro l'angolo.
Domenica per gli americani, e lunedì per noi fanatici, The End.


Voto 7.5

mercoledì 19 maggio 2010

Popcorn: Ogni Cosa E' Illuminata


Che rapporto avete col passato?
Trovare un giusto equilibrio tra il non affondare nei ricordi e il non precipitare nel futuro può sembrare uno scherzo, in fin dei conti.
In realtà, penso che, con le dovute proporzioni, la difficoltà a raggiungere un'adeguata mediazione tra le due cose sia una delle cause principali dell'infelicità.
Succede ogni giorno, solo che non ce ne accorgiamo: o si è troppo legati al ricordo di un amore passato per non vederne uno probabile oggi, o si è troppo vincolati a speranze future per ignorare la persona giusta al momento sbagliato, il presente.
L'illuminazione non è per tutti, insomma. Occorre coltivarla, maturarla e recepirla.
Come fa Jonathan S. Foer (Elijah Wood), giovane occhialuto scrittore ebreo e collezionista di oggetti: raccoglie tutto ciò che è appartenuto ai suoi familiari di ogni epoca, conservandolo in piccole bustine di plastica. Per non dimenticare ciò che è stato, farne tesoro.
Alla morte della nonna, Jonathan decide di partire per l'Ucraina e conoscere la donna che ha salvato suo nonno dai nazisti.
Arrivato a Odessa, per raggiungere lo sperduto villaggio di Trachimbrod, ingaggia un improbabile trio come guida: Alex (interpretato da Eugene Hutz dei Gogol Bordello, gigione e candido al tempo stesso), suo nonno (Boris Leskin, monumentale) e un'isterica cagnetta di nome Sammy Davis Junior Junior (!!!).
Inizia così un road-movie che, seguendo la legge dei road-movies, diventa viaggo interiore prima che "spaziale" (citando il film "dall'interno all'esterno") e dove ognuno dei passeggeri della cabrio azzurra farà i conti con il proprio passato, intraprendendo una "ricerca molto rigida" dentro sè stesso.
Pur essendo all'esordio da regista, Liev Schrieber (Sabretooth in Wolverine e io me lo ricordo anche in Scream 1,2 e 3) ci sa fare, eccome.
Regge un perfetto equilibrio tra momenti comici (soprattutto all'inizio) e tragici, senza mai scadere negli eccessi, nè da una parte nè dall'altra.
L'umorismo è quasi sempre condito da una vena malinconica, figlia degli eventi che hanno martoriato l'Ucraina e il popolo ebreo, e i momenti drammatici non sfociano mai in un patetismo lacrimoso, ma mantengono sempre la giusta dignità.
Come mostrano grande dignità tutti i personaggi incontrati durante il viaggio, dal bambino con le pecore alla sorella di Augustine che, con candore infinito, chiede se è finita la guerra.
E' quasi paradossale come questa ricerca del tempo perduto avvenga in un luogo dove sembra che il tempo si sia fermato, come se tutto fosse stato cristallizzato in una grande fotografia vivente (forse Proust mi accopperebbe all'istante, se potesse leggermi).
Una particolare menzione, infine, merita il direttore della fotografia, Matthew Libatique (me lo sono andato a cercare, eh, non sono così fanatico): vista così, davvero l'Ucraina sembra uno dei posti più belli del mondo, con paesaggi da togliere il fiato, quasi fossero usciti da un quadro di Van Gogh (e non lo dico solo per i girasoli).

Piccolo capolavoro da custodire (magari non in una bustina di plastica, eh).


Voto 8.5

lunedì 17 maggio 2010

Popcorn: Shutter Island




Mi rendo conto che approcciarsi a una recensione (o presunta tale) di un film del genere dopo altre 7 ore di ambulatorio psichiatrico ha un nonsochè di masochista.
Comunque, proviamoci.
Intorno agli anni '60, in pieno Maccartismo, Teddy Daniels (DiCaprio) è un agente dell'FBI, pluridecorato di guerra (avendo partecipato alla liberazione di Dachau), che giunge sull'isola di Ashecliffe col compito di fare luce sulla scomparsa di Rachel Solando, paziente dell' enorme ospedale psichiatrico, di fatto, grande quasi quanto l'isola stessa.
Con l'aiuto del compagno Chuck Aule (un Mark Ruffalo che difficilmente sbaglia film)
, Daniels inizia un'indagine che in poco tempo lo porta a scavare dentro sè stesso, facendo emergere una realtà peggiore dell'incubo.
Ed è proprio su questa sfumata differenza che poggia tutto lo sviluppo del film, con sequenze oniriche di lynchiana bellezza (certo, l'originale è l'originale...)
, tramite le quali, il protagonista, paradossalmente, acquisisce maggiore consapevolezza della realtà, fino alla rivelazione finale (a dire il vero, non tanto sorprendente).
Così, il labirinto dell'ospedale diventa labirinto della mente, nel quale addentrarsi e fronteggiare la vera natura di noi stessi, fino agli angoli più reconditi del nostro inconscio, a ciò che è bene dimenticare, o, per usare un termine freudiano, "rimuovere".
E devo dire che Scorsese è bravo a ricreare un'atmosfera claustrofobica realmente opprimente, anche se forse l'aiuto maggiore gli viene da Leonardo DiCaprio.
Parentesi.
Non ho mai avuto il coraggio di vedere Titanic. Per tanti motivi.
Intanto, perchè temo sia un'ignobile polpettone, spaventosamente sopravvalutato.
In secundis, perchè quando uscì al cinema, odiavo le ragazzine infoiate che andarono a vederselo 13 volte solo per il belloccio di turno.
Poi ho visto The Departed.
E lì, veramente, DiCaprio mostra di essere un attore come pochi al mondo, per certi versi migliore anche di Depp, che a volte insiste troppo sull'atteggiamento "stralunato" rendendolo quasi caricaturale.
In questo film, Leo è in formato "monstre". Costruisce un personaggio reale e realistico (e i 2 termini non sono affatto sinonimici), interpretandolo in maniera letteralmente viscerale.
Grandioso soprattutto nel finale, che è forse la cosa più bella di Shutter Island. Un'angoscia palpabile, resa reale dagli occhi e dalla voce dell'attore e indubbiamente straniante anche per merito della brava Michelle Williams (Dawson's Creek a qualcosa è servito, allora...).
Onore e merito anche agli altri attori di contorno: da Ben Kingsley a Max Von Sydow (uno più mefistofelico dell'altro) a Emily Mortimer, Elias Koteas, Jackie Earle Haley e Mark Ruffalo stesso...chiamalo contorno...
In definitiva, film bello da vedere (inteso proprio in senso estetico), piacevole ed appassionante (dipende da quanta esperienza avete in fatto di thriller...); tuttavia, The Departed è sempre un gradino sopra.



Voto 7.5

venerdì 14 maggio 2010

Lost 6x15: "Across The Sea"





Mah.
Come temevo, la puntata incentrata su Jacob e Mib (rassegniamoci al fatto che conosceremo il suo nome solo alla fine) è un "Ab aeterno 2-la vendetta", presentando gli stessi difetti che, salvo le eccezioni citate nel post sul precedente episodio, riscontro in tutta la sesta (e ultima...) stagione: eccessiva prolissità in misteri che, di fatto, non sono più tali, e preoccupante temporeggiamento su tematiche fondamentali (uscirsene a 2 episodi dalla fine con "le domande che fai porteranno ad altre domande" o "non è il momento giusto per dirtelo", francamente, è fastidioso).
Così scopriamo che Jacob e Mib sono 2 esseri umani come noi, figli di una donna naufragata sull'Isola (da dove? quando?) e accolta da una misteriosa nativa che, subito dopo il parto, la uccide, prendendosi in carico i due pupi.
Mentre il biondo cresce mammone e obbediente, il moro è più intraprendente e curioso.
La "madre" mostra ai 2 bambini quello che lei definisce "il cuore dell'Isola", una caverna da cui fuoriesce una luce che dà "vita morte e tutto il resto" e che gli scienziati della Dharma identificherebbero nella più grande sacca di elettromagnetismo dell'Isola.
Il compito che lascerà ad uno dei 2 sarà quello di proteggere la caverna e impedirne l'accesso agli uomini. Quando tutto fa pensare che il predestinato sia il fratello dai capelli scuri, la "visita" della vera madre altera ogni piano, rivelando al futuro Mib la verità sulla donna che l'ha cresciuto e, soprattutto, che c'è un intero mondo da conoscere, across the sea.
Così il piccolo Flocke, abbandona la matrigna e socializza con gli altri abitanti dell'Isola, collaborando con loro su come andarsene e soddisfare la curiosità su ciò che si trova oltremare: è a lui, infatti, che si deve la creazione della famigerata ruota che Ben gira nel finale della quarta stagione.
Ruota che però non potrà mai girare per l'intervento (verosimile) della madre, che (nonsisacome) uccide gli altri nativi dell'isola e distrugge tutto ciò a cui l'ex figlio preferito aveva lavorato fino ad allora.
Frustrato, e giustamente incazzato, uccide la donna, scatenando l'ira di Jacob che, nel frattempo, è venuto a conoscenza della verità sull'assassinio della madre biologica ed ha ereditato dalla matrigna il ruolo di guardiano della caverna (semplicemente bevendo del vino?? WTF!).
Turbato, il fratello bianco getta quello nero nella caverna di luce. A questo punto, fuoriescono 2 cose: il fumo nero, e il cadavere di Mib, che riposto insieme a quello della "madre" forma gli Adamo ed Eva, trovati nella prima stagione (con tanto di recupero delle immagini dell'episodio di 6 anni fa).
Su internet, pare che questa sia la puntata che più ha diviso i fan di LOST; chi parla di capolavoro ed è soddisfatto delle spiegazioni date, e chi sente puzza di presa in giro e teme il peggio dopo aver passato mesi e mesi a elaborare ipotesi plausibili.
Io faccio parte di questa seconda categoria, pur non dando particolare peso all'incoerenza dell'identità dei 2 scheletri (nell'episodio della prima stagione, Jack li fa risalire a non più di 50 anni, non 2000 come "Across the sea" lascia supporre).

Cosa mi aspettavo da questa terzultima puntata? Ve lo dico subito:
-chi ha costruito la statua (e il tempio, a chiare impronte egizie?)
-il nome del fratello di Jacob
-qualche cenno sulla vera natura dell'Isola
-perchè è così importante impedire a Mib di lasciarla? (domanda rafforzata, anche alla luce di quanto visto ora)

Cosa non mi è piaciuto? Altrettanto rapido:
-nessun cenno sugli altri nativi dell'Isola (dico, li fai vedere?, motiva da dove saltano fuori)
-estensione del mistero sul nome anche alla matrigna...
-forzatissima spiegazione della ruota
-idem per il fumo nero (non è chiaro se la "madre" fosse lei stessa 'sto benedetto fumo)
-la scena della caverna, che ha fatto molto Fantaghirò.

In definitiva, puntata flop che poteva essere sfruttata molto meglio e che, secondo me, poteva essere collocata molto prima. Speriamo in un finale che risollevi la situazione, davvero, perchè sento puzza di delusione colossale.


Voto 5--

giovedì 13 maggio 2010

Nuove Forme Di Lobotomia


Promemoria: 7 ore e mezzo di ambulatorio di psichiatria possono ucciderti.

lunedì 10 maggio 2010

Popcorn: Black Dynamite







Avete presente quando Tarantino o Rodriguez scimmiottano i b-movies anni '70-'80?
Questo film va oltre.
Incorpora quel misterioso genere chiamato "blaxploitation" (che il buon Quentin ha ampiamente omaggiato in Jackie Brown) al punto da poter tranquillamente sembrare un film girato in quegli anni.
Certo, c'è l'elemento parodistico che è dominante (che fa sganasciare, e ha senso solo se visto in inglese) ma la scelta e le tempistiche di utilizzo delle musiche, le inquadrature, la fotografia,
la "falsa pubblicità" prima del film vero e proprio, e i personaggi (ovviamente) contribuiscono a creare quel clima "seventies" da zeppe, pantaloni a zampa, Cadillac e pellicciotti sgargianti.
Il film in sè, poi, è la classica storia di vendetta dove un pappone, ex-agente della CIA (!!) ed esperto di arti marziali, si mette sulle tracce degli assassini del fratello fino ad arrivare a un insospettabile mandante con un piano ancora più insospettabile (e soprattutto GENIALE, non vi dico altro ma fidatevi).
Il tutto contornato da personaggi secondari totalmente sballati, kung fu, deduzioni illogiche del protagonista (Michael Jai White, fino ad ora scognito per me, ma che a quanto pare, ha una parte in "The Dark Knight, IMDB docet), fighe black, effetti speciali pacchianamente artigianali e dialoghi spassosi alla Grand Theft Auto: San Andreas (provate a contare i "Nigga" alla fine del film).
Perchè vederlo?
Se avete visto tutti i film di Tarantino e tutti quelli di Rodriguez (tranne i 2800 Spy Kids), è un'ottima valvola di sfogo in attesa di nuove perle.
Se, invece, non ve ne sbatte niente del genere, e non siete travolti da un'insana passione per questo revival del cinema di serie B '70-'80 (come me che ascolto i Calibro 35 e ho appena deciso di farmi una cultura sui poliziotteschi all'italiana), è comunque un ottimo metodo per farvi 2 risate.
Dimenticavo, è inedito in Italia (e dubito uscirà mai): cercatelo con i sottotitoli e buon divertimento!

Voto 7

giovedì 6 maggio 2010

Lost 6x14: "The Candidate"



E dopo la settimana di pausa, la strage.
Episodio denso di eventi e di emozioni, tra Flocke che si svela come villain a tutti gli effetti (per chi ancora avesse qualche dubbio) e 4 personaggi che muoiono di morte diversa: Lapidus che si contenderà con Ilana il premio per la dipartita più stupida, Sayid che (troppo improvvisamente, secondo me) si ravvede e si concede una fine eroica e Jin e Sun che, riunitisi nella puntata precedente, non hanno neanche il tempo di una sveltina annegando tristemente mano nella mano (a questo punto, dico, potevano ucciderli con la famigerata scena "mancata" della recinzione elettrica O_O).
Però devo essere sincero.
Io questa stagione non la sto capendo. O forse non mi voglio rassegnare al fatto che sia la peggiore di Lost.
Troppe soluzioni affrettate, spiegazioni approfondite per misteri che da tempo non sono più tali, personaggi inutili che vagano per l'Isola senza un apparente valido motivo (Kate? Miles? il fu Lapidus? la fu Ilana? o Claire, tenuta nascosta per una stagione e relegata in 2 episodi a psicopatica cui fare da balia?), incongruenze sparse (tipo il fumo nero sotto il controllo di Ben nella quarta stagione e molte altre che ora non mi sovvengono).
E le speranze di un colpo di coda finale vanno sempre più riducendosi, considerato che quasi certamente il prossimo "Across The Sea" sarà una specie di "Ab Aeterno" dedicato a Jacob e Mib che non so fino a che punto possa essere rivelatore. Poi leggo che il season finale durerà 2 ore e mezzo e mi chiedo se il tempo avuto in questa sesta stagione sia stato sfruttato adeguatamente, vedendo l'alternarsi di episodi dove succedeva poco e nulla (molti) ad episodi dove succedevano troppe cose e in maniera evidentemente forzata.
Qualche momento del vecchio caro Lost si è visto solo nella season premiere, nell'episodio Ben-centrico, in quello Desmond-centrico e, volendo essere buono, anche in questo: fin dall'inizio, per me, il fulcro della serie è il rapporto Jack-Locke/destino-libero arbitrio e il confronto finale nel flash-sideway di quest'episodio è molto bello, così come il pianto sulla spiaggia dei superstiti (che ho trovato più straziante della morte dei Kwon in sè).
A proposito di Jack, come ho già scritto nei post precedenti, la palma di "personaggio preferito" è sempre più sua. E' diventato ciò che era Locke quando lui era uomo di scienza, e rappresenta l'evoluzione più eclatante tra tutti i naufraghi dell'Isola. Anche nel flash-sideway è bella e straniante l'inversione dei ruoli tra i 2 con "I wish you believed me" detto dal chirurgo, questa volta.
Insomma, Cuse e Lindelof, non fate cazzate alla fine e fate concludere degnamente una delle serie più belle e importanti degli ultimi anni, su!


Voto 7-