mercoledì 24 novembre 2010

Mitakuye Oyasin!


Ieri ho comprato lo Speciale conclusivo di Magico Vento. Non l'ho ancora letto, e devo dire di provare una certa malinconia nel volerlo fare.
Facendo un paio di conti, nel 1998 avevo 12 anni, leggevo Dylan Dog da 4 ed ero rimasto incuriosito dalla quarta di copertina di un albo di Dylan con la frase "Sta arrivando" e l'immagine di un indiano scapigliato.
Quando uscirono maggiori dettagli, fu l'espressione western-horror a convincermi che valeva la pena risparmiare altre 3000 lire della paghetta mensile per leggere questo fumetto.
Dopo 12 anni e 130 numeri, rifarei questa scelta altre 3000 volte.
Magico Vento mi è entrato nel cuore, insieme a Poe, Henry Task e, sì, ci metto anche Howard Hogan, che come villain non era affatto male.
Ned era, è, e rimarrà un simbolo di libertà, un fratello maggiore che mi ha accompagnato nel tortuoso viaggio dell'adolescenza e dell'inizio dell'età adulta, insegnandomi l'autenticità di una vita vissuta senza padroni, indipendente, e la vacuità del concetto di "razza", senza per questo rinunciare al rispetto delle culture diverse dalla propria.
Ovviamente, mi sono anche (e soprattutto) divertito, e invidio quei potenziali lettori che, volendo, potrebbero approcciarsi per la prima volta a questo fumetto.
I primi 30-35 numeri, per me, restano il momento migliore della serie, vette elevatissime del fumetto italiano per profondità di narrazione e abilità nel gestire trame orizzontali e verticali.
I disegni di Eugenio Sicomoro ("Il collezionista" è probabilmente il mio numero preferito), Goran Parlov, Pasquale Frisenda, Andrea Venturi (primo, splendido, copertinista) Corrado Mastantuono (e c'è anche Roi, in un episodio) hanno fatto il resto.
In generale, lo standard qualitativo della serie è sempre rimasto altissimo, anche se, personalmente, ho avvertito un po' il colpo nel passaggio da mensile a bimestrale (cosa di cui comunque non potrebbe risentire un neofita "recuperatore").
E se, da un lato, è vero che il numero 130 termina in modo un po' frettoloso, dall'altro, ho altre 212 pagine da divorare, per l'ultima volta nella prateria.
Grazie Ned, grazie Gianfranco Manfredi.

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