lunedì 25 luglio 2011

Dischi Del Mese: Luglio '11


E' piena estate, mi scoccia essere originale nella scelta di copertina e quindi vi beccate il gelato rosa dei Battles.


Miles Kane - Colour Of The Trap: esule dai Rascals e tenuto per mano dall'amico Alex Turner, anche Miles Kane si dà al disco solista, tirando fuori un album smaccatamente retrò, richiamando alla mente l'ottimo risultato prodotto dai Last Shadow Puppets. Convincono il rockabilly tenace in apertura di Better Left Invisible (vedere e sentire qui sotto), così come i cori beachboysiani di Come Closer e Quicksand, la jamesbondiana Counting Down The Days e il rock acido di Inhaler. Insomma, con una cura certosina della scaletta e un'estetica del suono molto anni '60, Kane dimostra quanto sia stato palpabile il suo contributo nella realizzazione di quel gioiellino che è stato The Age Of The Understatement. Un ottimo passatempo. Voto 6,5

Friendly Fires - Pala: pur non essendo un grande fan del genere, devo riconoscere di essermi divertito parecchio con la freschezza giocosa del disco d'esordio. Insomma, non spulciavo Google continuamente per news sulla data d'uscita (come ho fatto invece per i Death Cab For Cutie) ma ero curioso per il seguito. Ebbene, anche Pala prosegue sulla scia del pastiche solare e caramelloso del primo album avvicinandosi sempre più alla dance per prendere le distanze dall'indole punk che tanto aveva caratterizzato il disco omonimo. Running Away e True Love, così, diventano gli unici episodi di anarchia compositiva in un regime fatto di note puramente da dancefloor, con la title track a fare da intermezzo quasi dubstep, e a preparare il terreno per le ultime danze. Carino, ma il debutto era meglio. Voto 7--

The Pretty Reckless - Light Me Up: lo giuro. Io non sapevo chi fosse Taylor Momsen. Non ho mai visto neanche mezzo secondo di Gossip Girl. Solo dopo ho scoperto che era la gnocca di Paranoid Park e che ha un'insana passione per il rock (al punto da rendere problematiche le riprese del telefilm per i concomitanti impegni in tour della band); per cui, Taylor, congratulazioni: sei il mio innamoramento mensile.
Anche se hai fatto un disco che, quando va bene (Goin' Down, Factory Girl, Since You're Gone) ricorda Courtney Love ai tempi delle Hole (a voler essere buoni) e i Paramore (a voler essere cattivi) e quando va male, cioè quando si presta a evitabili ballads, si avvicina pericolosamente dalle parti di Avril Lavigne. C'è da dire che la Momsen ci crede, e, quando può, urla manco fosse la vedova Cobain o la desaparecida Brody Dalle dei Distillers; peccato che il sound, nel complesso, risulti troppo pulito: un approccio meno levigato avrebbe sicuramente giovato. Rimandata, ma la amo già. Voto 6--

The Horrors - Skying: che delusione. Abbandonano completamente l'estetica post-punk a là Joy Division in favore di un approccio più solare, rispetto al clima lugubre e tenebroso che avvolgeva il precedente (e splendido) Primary Colours. Il risultato è pessimo: dite addio agli influssi shoegaze targati Jesus And Mary Chain (fatta salva solo Endless Blue, che potrebbe tranquillamente figurare nella scaletta del disco precedente, senza sfigurare) e salutate i figli illegittimi di U2, Simple Minds, Duran Duran (ok, magari la voce è meno gioviale di quella di Simon Le Bon). Lode al coraggio per questo salto nel vuoto, ma io li preferivo più oscuri e darkeggianti Voto 5,5

Battles - Gloss Drop: un ottovolante di post e math rock sapientemente miscelati con grazia, ritmo ed energia. Le incursioni vocali si rivelano azzeccatissime (specie Aguayo in Ice Cream), ma i Battles dimostrano di non aver perso smalto anche nei pezzi solo strumentali: Inchworm è un frenetico saliscendi che si insinua sinuosamente nei padiglioni auricolari fin da subito, Africastle è un manifesto programmatico che dà piena mostra di tutti gli ingredienti che troverete dalla prima traccia a seguire, e la marcia quasi reggae di Sundome chiude un lavoro compatto e di precisione rigorosa. Voto 7+

Foo Fighters - Medium Rare: uscita in occasione del Record Store Day, questa raccolta di cover è un'ulteriore testimonianza dell'ottimo stato di salute di Dave Grohl e compagni, che dopo avere liberato la propria foga nell'ottimo Wasting Light, si dedicano, tra cazzeggio e sentito omaggio, a rivisitazioni riuscite e piacevoli pezzi più e meno noti di band che, evidentemente, sui Foos hanno lasciato il segno; dalla floydiana Have A Cigar, ai Ramones di Danny Says, passando per gli Who di Young Man Blues e la punkeggiante Bad Reputation dei Thin Lizzy (anche se è quella dove ho subito pensato "meglio l'originale") fino ad arrivare addirittura a Prince con una selvaggia rivisitazione di Darling Nikki. Sono cover, sì, ma ben fatte. Voto 6,5






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