venerdì 30 dicembre 2011

Yeah...Whatever...





Boh, non so neanche da dove iniziare, nè tantomeno dove andare a parare. La verità è che sono così sommerso da pensieri, rimuginazioni e fantasticherie (per non parlare del mio inconscio che ultimamente produce sogni più allucinanti del solito) che persino scrivere 4 righe in croce su un film appena visto, o su una serie tv meritevole di attenzione o su qualche cazzata ponderata/fatta/ipotizzata mi risulta snervante e sostanzialmente inutile.
Insomma, il blog va in pausa a tempo indeterminato, come si usa dire per le grandi band quando uno del gruppo cerca di andare per la sua strada.
Magari riprendo, magari no.
Però chiudo con un aneddoto.
Oggi, in piena trance da shopping letterario mi aggiravo per la Feltrinelli, non ancora soddisfatto dei cinque libri che mi prefiguravo di comprare, quando l'occhio mi cade su un famigerato classico del '700 (non lo menzionerò ma o lo capirete all'istante o vi cercate su Google da dov'è presa la citazione qui sotto): guardo con discreto scetticismo la copertina,il retro ed il prezzo e, sempre animato da enorme diffidenza, mi decido a sfogliare le prime pagine.
Leggo le 5 righe che trovate di seguito e capisco che probabilmente si tratta dell'acquisto più azzeccato della giornata.
Buon Anno.

"Ho raccolto con cura e qui espongo quanto ho potuto trovare intorno alla storia del povero [Tizio, sennò è troppo facile, eh], e so che me ne sarete riconoscenti. Voi non potrete negare la vostra ammirazione e il vostro amore al suo spirito e al suo cuore, le vostre lacrime al suo destino.
E tu, anima buona, che come lui senti l'interno tormento, attingi conforto dal suo dolore, e fai che questo scritto sia il tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi."

martedì 27 dicembre 2011

Dischi Del 2011









Come l'anno passato, mettiamo in pausa i dischi del mese e facciamo una top ten dei 10 migliori album del 2011 (con tanto di Zooey Deschanel natalizia, che volete di più?).
Scrollando I-Tunes, devo dire che non è che sia stata una bellissima annata; nell'oceano di piattume pop-dancereccio, pochi dischi memorabili, qualche buon lavoro, molte prove modeste (o al di sotto degli standard attesi, vedi Radiohead o Coldplay), al punto che mi risulta difficile scegliere il disco che più ho apprezzato quest'anno.
Infatti punto tutto su un album uscito nel 2010 ma che ho colpevolmente scoperto nel 2011, cioè quello dei Dead Man's Bones: il duo formato da Ryan Gosling e Zach Shields scala la vetta con un meraviglioso concept sulle storie di fantasmi, fatto di nenie spettrali, versi sospirati e ninnananne da paura, impreziosite da un coro di bambini. Si vocifera di un seguito, visto il successo, e francamente ci spero parecchio.

10-
Kasabian - Velociraptor!
9- Radiohead - The King Of Limbs
8- Foo Fighters - Wasting Light

7- The Vaccines - What Did You Expect From The Vaccines?
6-
Death Cab For Cutie - Codes And Keys
5- Fleet Foxes - Helplessness Blues
4- Wilco - The Whole Love
3- M83 - Hurry Up, We're Dreaming
2-
Anna Calvi - S/T

And the winner is... (ovvio)


1- Dead Man's Bones - S/T




Quanto agli italiani, come l'anno scorso, rapidissima top 5:

5- Jovanotti - Ora
4- Zen Circus - Nati Per Subire
3- Verdena - WOW
2-
Caparezza - Il Sogno Eretico


And the winner is...(meno ovvio, ma a mani basse)

1- I Cani - Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani




E dato che abbiamo aperto col binomio Zooey Deschanel-Natale, chiudiamo così:


domenica 25 dicembre 2011

Sette Film Che A Natale Guardi Sempre






Ah, il Natale.
L'unico periodo dell'anno in cui il palinsesto televisivo cambia in meglio. Messe in pausa le trashate Mediaset e le vetuste fiction di RaiUno, per l'unica volta in 365 giorni, cominci a considerare il telecomando con occhi diversi, arrivando persino ad essere indeciso tra due-tre canali.
Trasmettono ogni anno gli stessi film, ma ogni anno non puoi fare a meno di sederti sul tuo divano e pronunciare il tuo catodico 'presente' all'ennesima visione di Una Poltrona Per Due, Gremlins, Ricomincio Da Capo e via dicendo.
Li conosci a memoria, ormai; Eddie Murphy nei panni di Valentine (l'unico film che abbia azzeccato in vita sua) ti fa ridere anche la ventesima volta che lo vedi riacquistare miracolosamente le gambe e la vista in Central Park, hai identificato Bill Murray con Babbo Natale da quando avevi 8 anni e, alle soglie dei 26, trattieni a stento la lacrimuccia sulla canzoncina finale del Canto di Natale della Walt Disney.
E' la magia del Natale, baby: scartare regali, prendere delle sòle clamorose, darne altrettante, strafogarsi di pandori, rimuovere chirurgicamente i canditi dal panettone, intascare dindini dagli ultimi parenti anziani che ti sono rimasti, per poi sperperarli a carte, e stabilire una malsana simbiosi con stufe, termosifoni e caminetti.
Fosse così sempre, forse non avrebbe lo stesso sapore.


7- Mamma, Ho Perso l'Aereo



6- I Gremlins



5- Ricomincio Da Capo




4- Festa In Casa Muppet



3- Una Poltrona Per Due



2- Sos Fantasmi



1- Canto di Natale





Note a margine:

- frequentare certi soggetti in tenera età ha ridotto Macaulay Caulkin in condizioni simili.

- da bambino i Gremlins cattivi mi facevano una paura cosmica.

- non spenderò ulteriori parole per elogiare Bill Murray, che poi si potrebbe pensare che sia gay.

- a onor del vero, non vedo da una vita il film natalizio dei Muppet, ma è stata la mia prima volta al cinema e andava inserito in top 7 solo per quello.

- Una Poltrona Per Due è l'unico film in cui Eddie Murphy mi faccia ridere di gusto.

- la canzoncina finale "Dire Buon Nataleee" del Canto di Natale versione Disney mi fa scendere la lacrimuccia ogni benedettissimo 25 dicembre, ma credo di averlo già detto.


Auguri!



mercoledì 21 dicembre 2011

Dexter - Stagione 6



Andiamoci così, dato che non è che abbia tanta voglia di scrivere: adoro questa serie e ritengo il personaggio principale una delle invenzioni più interessanti degli ultimi anni di telefilm.
Ma questa stagione è un pacco mondiale.
Le premesse erano buone: un comprimario affascinante (Brother Sam), 2 killer promettenti e intriganti (almeno nelle prime puntate), storylines secondarie decenti e meno soporifere del solito e Michael C.Hall che è una certezza qualsiasi cosa faccia.
Peccato che finisca tutto in una giostra di deus ex machina, buchi di sceneggiatura pazzeschi e forzature clamorose per arrivare ad un finale pesantemente depotenziato (perchè avrebbe avuto tutt'altro effetto inserito nell'ultima scena della quinta stagione, anzichè adesso), con l'incognita di altre due stagioni sul groppone e il consistente rischio di mandare in vacca una serie che fino a quest'anno, tolte piccole sbavature, non aveva sbagliato un colpo.
Mah.
Spero in una degna conclusione, ma per come hanno messo le cose gli autori la vedo dura.



Voto 5,5

giovedì 15 dicembre 2011

Play: Assassin's Creed - Brotherhood








Dopo il boom del secondo capitolo, alla Ubisoft hanno fiutato la preda e deciso di rilasciare annualmente un nuovo episodio della saga di Assassin's Creed. Mentre è giunto negli scaffali qualche giorno fa il capitolo conclusivo (Revelations) sulle vicissitudini di Ezio Auditore, io mi sono messo a giocare al predecessore, Brotherhood.
La storia riprende dalla fine di Assassin's Creed II: Ezio non è riuscito ad uccidere Rodrigo Borgia e la rappresaglia su Monteriggioni è immediata e feroce, costringendo il nostro eroe a fare capolino a Roma (ricostruita magnificamente) per orchestrare una vendetta adeguatamente sanguinosa e soprattutto recuperare la Mela dell'Eden.




Come in ogni episodio, si seguono parallelamente le vicende, ambientate nella Monteriggioni dei giorni nostri, di Desmond Miles, discendente della stirpe di Altair ed Ezio, sempre più "sincronizzato" con le abilità dei propri antenati.
Storia a parte (ed è una bella storia), è evidente come questo gioco (e verosimilmente anche il Revelations appena uscito) sia pensato come un'espansione del secondo capitolo piuttosto che un vero e proprio Assassin's Creed III.
Le innovazioni rispetto al passato sono poche ma succose, dagli elementi gestionali della confraternita di Assassini ad una migliore gestione dei combattimenti, passando per un ventaglio di missioni piuttosto variegato.
Personalmente continuo a trovare le meccaniche di gioco ancora un po' ripetitive e troppo focalizzate sull'alternanza di sessioni da parkour e sessioni più strettamente action.
In ogni caso, ci si diverte, per un tempo sufficientemente duraturo, e la storia indubbiamente continua a suscitare fascino, facendo leva su un personaggio carismatico e in continua evoluzione. Insomma, non è certamente un gioco da day one ma preso ad un prezzo ragionevole (cioè sotto i 30 euro, io l'ho preso 16,90) rimane un prodotto che mi sento di consigliare.





Voto 8+



giovedì 8 dicembre 2011

SetteFigheAstrali




Veniamo alla top7 più attesa (da me, sicuramente), con una doverosa premessa: sono un femminista nato. Ritengo obsoleta e priva di senso la distinzione tra sesso debole e sesso forte, anche perchè sarebbe interessante rivalutarne i rispettivi ruoli e parto dal presupposto che una donna sia a) più capace; b) più scaltra; c) più attraente di un uomo. Insomma, è una vittoria netta.
Detto questo, le 7 donzelle di cui sotto non c'entrano una mazza con disquisizioni sessiste e/o antropologiche: sono semplicemente le 7 donne più belle del pianeta, secondo me: quelle che se mai le incontrassi per strada arrossiresti mettendo in subbuglio il tuo sistema cardiocircolatorio e avresti quasi il terrore di sfiorarle. Perchè a parole siamo tutti bravi, e davanti a un monitor con delle foto come queste pensiamo alle migliori/peggiori porcate, ma a fatti (e non pugnette), la verità è che ci scioglieremmo come ghiaccioli all'inferno, una volta incrociato il nostro sguardo con il loro. E sarebbe la fine.
Una bella fine, direi.


7- Carla Gugino (la potete vedere/ammirare in Watchmen, Sin City e nella quarta stagione di Californication)



6- Mila Kunis (Codice Genesi, American Psycho 2, Il Cigno Nero etc)



5- Marion Cotillard (Contagion, Midnight In Paris, Inception etc)




4- Deborah Ann Woll (True Blood)



3- Christine Hendricks (Mad Men, Firefly, Drive)



2- Zooey Deschanel (Weeds, 500 Days Of Summer, Yes Man e da quest' anno The New Girl)



1- Olivia Wilde (House, Tron Legacy, Cowboys And Aliens)




E, sì, ho una appena percettibile fissazione per gli occhi chiari; determinare l'ordine di gradimento è stata un'impresa più che ardua; la combinazione capelli rossi+occhi verdi=WIN; non mi piace Megan Fox (e mi sta cordialmente sulle balle); Zooey Deschanel è LA fidanzata ideale e Olivia Wilde, tra tutte, è così bella che è lecito chiedersi se esista veramente; Melanie Laurent, Angelina Jolie e Michelle Monaghan sono state rinunce dolorose ma necessarie; per le altre mi limito a dire che sono semidivinità scese sulla Terra per caso e miracolo.
Concludo dicendo che probabilmente, tempo permettendo, serve un'altra top7 per le fighe astrali del passato, che a Claudia Cardinale, Barbara Bouchet, Florinda Bolkan e compagnia bella è impossibile non dedicare neanche un pixel.

Prossima Puntata: SetteFilmCheANataleGuardiSempre

martedì 6 dicembre 2011

So Here We Are

Tanti, troppi pensieri per la testa che forse è meglio affidarsi a una canzone e concedersi 3 minuti e 42 secondi di pausa. Mi sento un cazzone teenager, diosanto.




domenica 4 dicembre 2011

Popcorn: Habemus Papam



Credo di stimare Moretti più come intellettuale che come regista, ma quest'affermazione vale come il jolly a briscola, avendo visto solo La Stanza Del Figlio (interessante ma pesante come solo Giuliano Ferrara dopo cena sa esserlo) e, appunto, questo Habemus Papam.
Avendo letto le recensioni alla sua uscita, le prime impressioni della critica erano grossomodo distinguibili in due grandi categorie:

-giornalisti di sinistra:"Genio assoluto. Capolavoro."
-giornalisti di destra:"Il solito saccente. Noioso come non mai."

Cercando di essere un pizzico obiettivi, la verità, dice il proverbio, sta nel mezzo. Perchè è impossibile elidere dal Moretti-pensiero la sua formazione politica, ma è altrettanto impossibile ridurre il tutto a bandiere rosse e faccette nere.
Dove Paolo Sorrentino, con Il Divo, tratteggiava una figura complessa e pienamente a suo agio tra giochi di potere e manipolazioni, seppur con un pesante prezzo da pagare in termini di solitudine, Moretti (in maniera meno raffinata, va detto) incarna nel cardinale Melville di uno straordinario Michel Piccoli un uomo solo e spaventato, di fronte a un incarico talmente grande da essere pensato per un dio.
Dove Andreotti si mostra arguto e impassibile, il neo-Papa urla, scappa e, smarrito, vaga in cerca di umanità e riparo, in autobus, in un panificio, al bar, fino ad arrivare al teatro (sogno covato e frustrato in gioventù), sede di uno smascheramento tanto poetico quanto emblematico per una messa a nudo di una figura troppo spesso caricata in maniera esagerata di venature trascendentali.
Con un finale fortemente intriso di pessimismo e sconforto (sovraccaricato da una sottolineatura musicale magniloquente e tragica), Moretti confeziona un film riuscito a metà, dove l'impalcatura principale si caratterizza per solidità e spessore nelle vicissitudini del cardinale interpretato da Piccoli (grandioso), ma dove ad essere deficitario è il contorno, poco approfondito e sostanzialmente ridotto a mero pretesto comico nel ritrarre gli altri cardinali del Conclave come dei simpatici vecchietti paurosi, per una patata bollente che nessuno vuole toccare, e un po' nevrotici.
Ok, sono scene gradevoli e alcune battute sono veramente godibili, ma è una superficialità che stona con il nucleo tragico e disperato della vicenda, e che non si salva con le parole ultralaiche e pessimiste del personaggio di Moretti, depotenziate nel contesto giocoso orchestrato dal regista per questi intermezzi.
In conclusione, da vedere, ma mi aspettavo più coraggio.



Voto 6,5

sabato 26 novembre 2011

Dischi Del Mese: Novembre '11


Molti ascolti a scoppio ritardato in questo novembre. Troppi impegni, col tempo libero che si riduce al lumicino, e recuperi che vanno accumulandosi.
In barba alla mia notoria esterofilia, copertina del mese dedicata al presunto caso discografico italiano dell'anno, cioè quei Cani avvolti dal mistero (e dall'hype) ad un livello tale che a lungo ci si è chiesti se davvero dietro a tutto ci fosse una sola persona.


Help Stamp Out Loneliness - S/T: con colpevole ritardo, uno dei dischi più interessanti di questo 2011, fatto di ritmiche sbarazzine, melodie immediate infarcite di pop gelatinoso e fortemente debitore di echi wave-eighties, e impreziosito da una grazia vocale che rimanda ai bei tempi in cui Nico veleggiava sul tappeto sonoro dei Velvet Underground. Citare un brano sopra gli altri sembra ingeneroso ma Palma Violence e Cottonopolis + Promises sono ottimi manifesti programmatici. Straconsigliato. Voto 8

Coldplay - Mylo Xyloto: mi ricordano sempre più Jovanotti, per la loro lenta (ma inesorabile trasformazione in paladini del buonumore a priori; quello forzato ad ogni costo, stantìo e poco autentico, ma che acchiappa un po' tutti.
E io li preferivo quando erano più depressi in Parachutes o A Rush Of Blood To The Head. Intendiamoci, Viva La Vida.. non mi è dispiaciuto, ma questo suona troppo artificioso per una band che aveva basato quasi tutta la carriera su una struttura tanto scarna quanto efficace. Ora compaiono suoni electro in Every Teardrop Is A Waterfall, gli echi del passato non reggono il confronto (vedasi Charlie Brown) e, dulcis in fundo, spunta persino Rihanna, in un pezzo che è più un featuring dei Coldplay in una canzone electropop che non un brano di Chris Martin e soci. In un contesto di sostanziale piattezza, emerge il piglio più rock di Hurts Like Heaven e si fa ascoltare senza troppa voglia di skip anche Don't Let It Break Your Heart, ma è troppo poco. Voto 5-


I Cani - Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani: è il classico disco da amare o odiare, fatto di cinismo, disillusione, incoerenza, spocchia e squallore e dove testi torrenziali, intrisi di amara ironia e velata tristezza, vengono convertiti a fatica in una forma musicale sghemba, scarna e che se ne frega di piacere per forza. Mentre caterve di pseudoartisti provenienti da talent, gruppi senza nè arte nè parte riempiono palazzetti dello sport scrivendo canzoni d'amore fino alla nausea e vecchi (presunti) leoni continuano ad ammorbarci, almeno il disco de I Cani mette in moto qualche neurone in più, senza provocare necessariamente deiezioni. Poi, sò sempre gusti, eh. Voto 7,5

Deer Tick - Divine Providence: meh. Avevo apprezzato parecchio i dischi precedenti, trovandoli tanto genuini quanto trovo questo leggermente artefatto. Intendiamoci, le canzoni sono grosso modo tutte gradevoli e l'accoppiata The Bump-Funny Word è un ottimo biglietto da visita, si continua a respirare quella salubre miscela di rock-folk-blues, ma War Elephant era molto meglio. Voto 6+






giovedì 24 novembre 2011

SetteFilm




Cristo quant'è difficile sceglierne sette..vabbè, conto di rifarmi in futuro con top 7 specifiche per genere. Diosanto, non c'è neanche uno Star Wars, un film di Polanski, Leone, Tarantino o Lynch...odio queste classifiche.

7- 8 e 1/2




6- Old Boy



5- Il Padrino



4- Arancia Meccanica



3- Il Settimo Sigillo


2- Shining



1- Blade Runner


Mi piacerebbe dissertare a lungo su come Blade Runner sia IL film perfetto (e su come gli altri 6, a mio parere, ci vadano molto vicino), ma diventerei stucchevole, noioso e prolisso. Amen.


Prossima Puntata: SetteFigheAstrali

venerdì 18 novembre 2011

Revisioni: Io e TROMA


“Il bello ha dei canoni precisi, il brutto, invece, lascia spazio all’immaginazione, perché può ispirare sia disgusto sia pietà. E ogni epoca ha le sue regole” (Umberto Eco)


Cominciare un post sui film della TROMA citando Umberto Eco è tanto ossimorico quanto essenziale.
Lloyd Kaufman (il facciadapirla a destra nella foto) è un regista e produttore cinematografico, portabandiera di quel bistrattato sottogenere di b-movies fatti di sesso, ultraviolenza, demenzialità e volgarità, unificati sotto l'egida della TROMA Entertainment.
Sono film volutamente stupidi, brutti e ridicoli (a volte, arrivare alla fine è veramente dura), dove i nudi integrali possono coinvolgere tanto strafighe con un fisico da pin-up quanto vecchi rattrappiti o grossi obesi; dove gli attori, quando non sono dei cani, sono caricature grottesche e stupide, e dove vomito, merda e sangue, spesso, si confondono in un'unica poltiglia melmosa.
Vegetariani, femminucce, gente con lo stomaco debole e che si aspetta una trama sensata e performance attoriali all'altezza, state alla larga.
Per tutti coloro di tempra forte, cresciuti a pane e b-z-movies, benvenuti nel regno del non-sense, della violenza gratuita, delle tette in primo piano e delle teste mozzate volanti.
La filmografia della coppia Kaufman-Herz è sconfinata, e io stesso non ho avuto la forza e la pazienza di andare oltre queste sei pellicole che, universalmente, sono ritenute le opere imprescindibili per chi volesse approfondire l'argomento TROMA.


The Toxic Avenger: il più grande successo commerciale, tanto da dar vita a giocattoli e cartoni animati. La storia è semplice: uno sfigato addetto alle pulizie di una palestra, per uno scherzo particolarmente bastardo, cade in un barile pieno di scorie nucleari, trasformandosi nel Vendicatore Tossico (per gli amici Toxie); diventerà un super-eroe sui generis con un dubbio senso della giustizia e una fidanzata non-vedente molto "dotata" di petto. Da vedere per il "valore storico" (non posso credere di averlo scritto), ma in futuro Kaufman e Herz faranno di meglio. Voto 6,5

The Toxic Avenger 2: estenuante, senza senso, particolarmente demenziale e poco divertente. Toxie va in Giappone e la trasferta diventa un pretesto per le solite gag fatte di violenza, gore e nudi integrali. Peccato che la noia regni sovrana e la narrazione (se così si può chiamare) sia lentissima e sconclusionata. Un'ora e 40 minuti buttati. Voto 3

The Toxic Avenger 3 - The Last Temptation Of Toxie: idem come sopra: inizialmente concepito col secondo capitolo come un unico mattone di oltre 3 ore, prosegue sulla scia del predecessore; la trovata di Toxie al servizio della Apocalypse Inc. non regge e non si salva neanche lo scontro finale con Satana, articolato su 5 livelli come un videogame. Meno peggio del secondo, ma sempre tempo sprecato. Voto 4

Tromeo & Juliet: James Gunn dà una mano alla sceneggiatura per una geniale trasposizione moderna (e in chiave TROMA, ovviamente) dell'opera shakespeariana: Lemmy Kilmister dei Motorhead fa il narratore (e già questa scelta basterebbe a rendere il film un capolavoro), i Capuleti e i Montecchi sono rivali nel settore dell'industria pornografica, frate Lorenzo è un pedofilo, il sangue e gli smembramenti scorrono in quantità e il finale è una delle cose più divertenti e politically uncorrect di sempre. Se la batte con Terror Firmer per la palma di miglior film TROMA. Voto 8

Terror Firmer: anche in questo caso, l'idea alla base è di per sè geniale: fare un film su come viene girata una pellicola della TROMA, in questo caso Toxic Avenger 4 (con tanto di trailer finale esilarante). Spuntano registi ciechi (Lloyd Kaufman fa semplicemente sganasciare), sceneggiatori improvvisati, incidenti letali e attori reclutati dalla troupe di tecnici, mentre sullo sfondo si aggira un serial killer in gonnella, che ha preso di mira i membri del cast. Cammeo di Lemmy a parte, Terror Firmer è il più bel film della coppia Kaufman-Herz: autoreferenziale, demenziale, selvaggio e violento, ma con stile. Voto 8+

The Toxic Avenger 4 -
Citizen Toxie: il migliore della saga di Melvin Junko. Sconfessati i 2 precedenti capitoli da una didascalia ad inizio film, l'espediente di base questa volta è l'esistenza di un universo parallelo da cui proviene la versione cattiva del vendicatore tossico, Noxie (esilarante, e grande merito al doppiatore italiano, una volta tanto). Si ride di gusto, gli eccessi rimangono ma sono sostenuti da una trama quantomeno accettabile e conditi dalla presenza di altri personaggi dei film TROMA come il sergente Kabukiman, Lemmy dei Motorhead e il mitologico Ron Jeremy (ma meritano una citazione a parte due supereroi come Masturbator e l'Uomo Delfino, GENIALI). Insomma, è il più divertente ed è quello che meno vi farà dubitare di aver perso del tempo a vederlo. Voto 7

lunedì 14 novembre 2011

Popcorn: Four Lions






Mentre in Italia si ride con I Soliti Idioti, con quell'uomo triste chiamato Massimo Boldi,e con l'ennesima puntata di Vacanze in Culonia, in Inghilterra sanno come conciliare grasse risate con stile, intelligenza, ferocia e un pizzico di incoscienza.
Perchè ci vuole anche una bella dose di coraggio per prendere in giro i terroristi islamici, di questi tempi.
E questo lavoro di Chris Morris ci va giù pesante, dipingendo i 5 jihadisti del film come degli inguaribili deficienti ottusamente determinati nel farsi saltare in aria durante una maratona a Londra.
Tuttavia, Four Lions ha il grande merito di muoversi con estrema cautela e circospezione in un campo minato quale è quello del terrorismo, tratteggiando Omar e i suoi "fratelli", ben al di là delle semplici macchiette idiote, e conferendo ad ognuno una personalità e un bizzarro senso dell'onore, che rendono la visione più credibile e fornendo anche inaspettati spunti di riflessione allo spettatore.
Considerazioni pseudopolitiche a parte, stiamo parlando di una delle commedie più esilaranti dell'anno, con gag che richiamano le buffonate non-sense dei Griffin di Seth McFarlane, impreziosite dall'irresistibile sarcasmo in salsa british e da un cast eccellente (con tanto di cammeo di Benedict Cumberbatch-Sherlock,
qui improponibile negoziatore Marlboro Man).
Per cui, la risposta è sì: si può ridere in maniera liberatoria e spensierata, senza per questo dover necessariamente spegnere i propri circuiti neuronali. Anzi, chi scrive è un fermo sostenitore della risata come miglior veicolo per spingere alla riflessione e a farsi qualche domanda in più sulla realtà circostante, senza scomodare Pirandello e la sua definizione di ironia e umorismo.
Oggi più che mai, far ridere è diventato quasi uno strumento di potere, ed è giusto sfruttarlo nel modo possibilmente più nobile e utile: tutti concetti che in Italia ci possiamo solo sognare, finchè al box-office continueranno a dominare puzzette, corna, omofobia e bunga bunga.
Ma voi ci pensate a un ipotetico remake italiano sulle BR o sui Nuclei Armati Rivoluzionari?
Nel nostro Paese?
Seriously?

Insomma, un raro film divertente e intelligente, da non farsi scappare. E se non ridete per immagini come questa, avete problemi.




Voto 8

giovedì 10 novembre 2011

SetteComics





Top 7 con una precisazione: mi sono avvicinato ai comics anglo-americani da un paio d'anni; ho ancora qualche pietra miliare da recuperare (Sandman, Batman: Anno Uno, Killing Joke, L'Ultima Caccia di Kraven, per citarne alcuni) e molti tesori nascosti da scoprire. Allo stato attuale, e con molta indecisione per alcune posizioni (tipo il Conan di Busiek e Cary Nord, Arma X di Windsor-Smith, All-Star Superman di Morrison e tanti altri depennati illustri) queste sono le storie che più mi hanno impressionato.


7-
Civil War



6- V Per Vendetta



5-
Preacher



4- Kingdom Come



3- Marvels



2- Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro



1- Watchmen



Non c'è storia, Watchmen è IL fumetto, per eccellenza. Un capolavoro indiscutibile per come riesce a conciliare forma e sostanza, per come scava fino alle viscere del concetto di supereroe, per come usa la figura del superuomo allo scopo di ricavarne un saggio sulla natura umana. I disegni di Dave Gibbons non hanno nulla di rivoluzionario, anzi, sono quanto di più classico si possa trovare, ed è un bene, perchè non rubano l'attenzione ad una storia, che definire stupenda è riduttivo.
Sulla scia del lavoro di Alan Moore, il Cavaliere Oscuro di Frank Miller, meno universale e metafisico nel contenuto, ma non per questo inferiore: una feroce critica al mondo dei mass-media (e sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Miller dell'andazzo attuale del settore 'informazione'), mentre un vecchio e malandato Bruce Wayne continua la sua crociata personale contro il crimine e un mondo che non ama.
Terza e quarta piazza per un Alex Ross che sarebbe riduttivo definire 'disegnatore': le tavole dell'artista inglese sono semplicemente spaventose nella loro bellezza fotorealistica. Marvels ha una storia tanto semplice quanto intrigante per come posiziona l'universo Marvel dal punto di vista del lettore, consegnando all'illustratore la possibilità di dare libero sfogo al suo estro grafico, con risultati strepitosi.
Diverso il discorso per Kingdom Come: la storia di Mark Waid ha una portata epica tale che solo Alex Ross avrebbe potuto trasformare in immagini adeguate alla grandezza degli eventi narrati; valga per tutte la spettacolare sequenza dello scontro tra Superman e Capitan Marvel.
E dallo stile iper-realista e michelangiolesco di terza e quarta posizione, si passa al grottesco tratto di Steve Dillon per il predicatore ideato da Garth Ennis: un folle e allucinato viaggio on the road sulle tracce di Dio, tra famiglie cannibali, angeli cocainomani e discendenti ritardati di Gesù Cristo. Una storia che ti entra nel cuore, dei personaggi adorabili nelle loro debolezze e fallibilità, nonostante un finale che è godibile ma non all'altezza dei capitoli precedenti.
Torna Alan Moore, in sesta piazza, con V Per Vendetta, altra grande storia, troppo semplificata dal film (che comunque non nascondo di avere apprezzato), ma che rispetto a Watchmen soffre di una pesantezza più evidente in alcune fasi di lettura. Certo, rimane il rimpianto di avere sostanzialmente perso uno dei più grandi fumettisti di sempre, preso com'è da tutte 'ste boiate alchemico-stregonesche. Mah.
Chiude Civil War, l'unico maxi-evento della Marvel ad avere anche una (quantomeno) parvenza di valore più profondo del semplice riscontro commerciale: lo scontro tra Iron Man e Capitan America, ideato da Mark Millar, nasconde molto più che un semplice pretesto per scazzottate furiose, che tanto fanno sbavare i teenager, ma lo spunto per una riflessione sul valore della libertà e sul concetto di "patente di libertà" (citofonare Santoro-La7). Preso come semplice divertissement, comunque, Civil War diverte, emoziona ed è una gioia per gli occhi con i disegni di un plastico ed efficace Steve McNiven.


Prossima Puntata: SetteFilm

venerdì 4 novembre 2011

Play: Mass Effect 2





In poche parole, un must per qualsiasi appassionato di fantascienza, uno dei migliori RPG di sempre e uno spettacolo visivo quasi senza pari.
Mass Effect 2 è uno di quei giochi che meglio rappresentano lo stato dell'arte del settore videoludico contemporaneo, per come affianca ad un lavoro "tecnico" mostruoso (dal comparto grafico ad un gameplay intuitivo ed immediato) una narrazione degna delle migliori produzioni hollywoodiane (e anche meglio, sotto certi aspetti).




Confezionando una storia dal respiro epico, e potendo contare su un cast di personaggi mai tanto variegato e composito, formare l'equipaggio della Normandy è un'esperienza indimenticabile e divertentissima, tra missioni secondarie originali e movimentate, ed inserite nel contesto di una trama principale affascinante e capace di disseminare citazioni a quasi tutte le pietre miliari del cinema di fantascienza.
E' la classica storia che ti entra dentro, fatta di simpatie ed antipatie, di umanità e disumanità variamente miscelate, sullo sfondo di un conflitto galattico che mescola Guerre Stellari ad Alien, ponendo al centro della vicenda un personaggio indimenticabile come il comandante Shephard.




Al pari di Uncharted, L.A. Noire, Red Dead Redemption e via dicendo, Mass Effect 2 rientra in quella ristretta cerchia di giochi capaci di conquistare anche chi non ha mai bazzicato il mondo dei joypad, grazie al perfetto mix di trama appassionante-realizzazione superba-giocabilità alle stelle.
L'esplorazione dell'universo a disposizione della Normandy farà la gioia di tutti gli amanti della libertà assoluta, alla ricerca di missioni nascoste e bonus vari, mentre le sessioni action (per quanto, a volte, gravate da una certa ripetitività) sazieranno la voglia di scontri a fuoco selvaggi e movimentati.
Perlustrare tutte le galassie vi porterà via un bel po' di tempo, così come completare tutti gli incarichi (con la possibilità di continuare a viaggiare nello spazio anche dopo lo splendido finale), ma possedere una PS3 o un XBOX 360 e non aver mai giocato a Mass Effect 2 è un delitto, credetemi.




Voto 9,5

domenica 30 ottobre 2011

Dischi Del Mese: Ottobre '11




Questo mese vince a mani basse la copertina escheriana dei Wilco, per un lavoro che ha tutti i connotati per finire nella top ten dei dischi dell'anno. Intanto, ritorni post-rotture, seconde prove e piccoli passi verso platee più vaste, con una piccola e doverosa parentesi sui Blink-182: l'adolescente con borchie e spille da balia che è in me li ha amati parecchio ai tempi del liceo. Prima di fare il boom su MTV, il trio di San Diego era uno dei gruppi punk più piacevoli e interessanti in circolazione. Poi arrivarono le major, 2 album al servizio di teenager infoiate e discografici mangiasoldi, i side-project e un ultimo disco (quello del 2001) veramente notevole per come lasciava intuire nuove possibilità di sperimentazione all'interno di un genere che sembra essersi giocato da tempo un po' tutte le carte a disposizione. Peccato che pochi mesi dopo l'uscita dell'album omonimo, Mark, Tom e Travis mettano in pausa la band, attirati da progetti personali che si riveleranno più o meno fallimentari.
Fino alla decisione di riunirsi e riprovarci.
Chiusa parentesi, vediamo che è uscito.


Wilco - The Whole Love: basterebbe la splendida Art Of Almost di cui sotto a giustificare l'acquisto del cd. Otto minuti sospesi tra un inizio electro-kraut, che farebbe schiattare di invidia gli ultimi Radiohead, e un furibondo e selvaggio assolo di chitarra di quel talento assoluto che è Nels Cline. Poi si torna su binari più convenzionali, ma non per questo banali o meno validi: Dawned On Me, Standing O e la title track suonano orecchiabili e beatlesiane, le tipiche venature folk riemergono inossidabili in Rising Red Lung e Black Moon e spetta ai deliziosi 12 minuti conclusivi di One Sunday Morning chiudere in bellezza un disco solido e di conferma, per una band che finora non ha sbagliato un colpo. Voto 8

Kasabian - Velociraptor!: sono dei furboni. E la mini-recensione potrebbe chiudersi qua: la realtà è che sanno soddisfare tutti i tipi di palati, dal dance rock usa e getta della title-track o di I Hear Voices, a tracce più ambiziose come Neon Noon o Switchblade Smiles che zittirebbero il più intransigente degli hipster. Probabilmente non faranno mai nulla di memorabile, ma non gliene frega niente a nessuno, loro in primis. Prendere o lasciare. Voto 6+


The Drums - Portamento: combinare gli Smiths alle sonorità surf non è un'impresa da poco, ma già col disco d'esordio i Drums avevano mostrato di saperci fare. Manca forse una hit come Let's Go Surfing e il suo fischiettìo maligno, o come We Tried (che al sottoscritto piaceva parecchio), ma la formula non è cambiata granchè e il lavoro è sempre pregevole. Money, What You Were e I Don't Know How To Love sono le punte di un disco che forse è più bello da ascoltare integralmente, che non per singola traccia. Se è un merito o meno, decidete voi. Voto 6,5


Clap Your Hands Say Yeah! - Hysterical: un po' di solarità che riempie il cuore. Gli ingredienti sono i soliti (la voce sgraziata e lamentosa di Alec Ounsworth, le melodie immediate addolcite da tastiere melliflue e chitarre in salsa shoegaze), il risultato è sempre buono, fresco e godibile, con gioielli come Into Your Alien Arms e la sua coda ambient o la verve in apertura di Same Mistake, passando per l'appiccicosa Ketamine And Ecstasy fino alla digressione stramba di Adam's Place. Promossi. Voto 7+


Blink 182 - Neighborhoods: ebbene com'è questo atteso ritorno? Tanto coraggioso quanto nostalgico nel non perseguire necessariamente la melodia immediata e il pezzo radio-friendly (tolto il singolo Up All Night) in favore di una miscellanea (spesso insapore) di ingredienti del recente passato; Snake Charmer riporta alla mente i mai troppo rimpianti Boxcar Racer, Heart's All Gone è un pezzo punk bello tirato e melodico il giusto, Wishing Well prosegue il tour dalle parti di Enema Of The State, ma il problema di fondo è che la voce di Tom (sempre più dominante rispetto a Mark) è diventata, se possibile, ancora più insopportabilmente nasale che in passato, tanto che in alcuni passaggi sembra di ascoltare in FFW. Tolto questo piccolo grande inconveniente (magari c'è a chi piace), tutto sommato mi aspettavo di peggio. Voto 6-