mercoledì 29 giugno 2011

Dischi Del Mese: Giugno '11






Per dirimere la questione Death Cab-Arctic Monkeys (due gruppi che amo), la copertina del mese va all'insolita presenza di un attore in questa rubrica. Attore che tra l'altro adoro, essendo un fan della prima ora di House, e che col suo primo disco dà prova della poliedricità che nel corso della serie tv era possibile soltanto intuire.

Death Cab For Cutie - Codes And Keys: a Ben Gibbard voglio bene, partiamoci così. Non ha una gran voce ma un grande orecchio e lo ritengo uno dei più bravi nel fare musica pop senza sacrificare nulla in termini di spessore (e Transatlanticism è uno dei miei dischi preferiti in assoluto). Poi è pure sposato con Zooey Deschanel: insomma, è uno che ha capito tutto della vita. Fatta questa doverosa premessa, Codes And Keys è un altro buon disco, non ottimo per un paio di pezzi insignificanti (tipo Home Is A Fire o Underneath The Sycamore), ma con le classiche belle canzoni dei Death Cab For Cutie: dall'allegra marcia della title track passando per lo splendido singolo You're A Tourist (che trovate più sotto), dalla ritmata Doors Unlocked And Open alla melanconica Unobstructed Views fino alla tenerezza conclusiva di Stay Young, Go Dancing. Non è il loro capolavoro (perchè probabilmente hanno già dato col disco sopracitato) ma soddisfa pienamente i palati dell'ascoltatore aficionado proponendo una ricetta meno malinconica, più solare, ma efficace come sempre. Voto 7

Ben Harper - Give 'Till It's Gone: non sbaglia un colpo. Dopo essersi strafogato di rock'n'roll coi Relentless7 (vi consiglio il cd/dvd live al Montreal Jazz Festival, specie ora che è a prezzo stracciato), e aver cazzeggiato coi Fistful Mercy, il vecchio Ben tira fuori un altro ottimo disco fatto di soul (il primo splendido singolo), folk e perfino psichedelia (con la collaborazione di Ringo Starr alla batteria) , senza per questo dimenticare la nuova/vecchia passione per la graffiante chitarra elettrica che fa capolino in più episodi (da Clearly Severely a Rock'n'roll Is Free). Già dal titolo dell'album sembra evidente la voglia di risorgere, di reagire con solarità (Harper è da poco uscito dalla separazione con l'attrice Laura Dern), di non arrendersi e di amare fino all'ultimo momento disponibile. Rimane uno dei pochi a saper conciliare la quantità delle frequenti uscite con una qualità sempre eccellente. Voto 7-

Hugh Laurie - Let Them Talk: che il talento di Hugh Laurie fosse parecchio lo si era capito da tempo. Un antipasto del lato musicale di questo talento lo avevamo avuto con la Band From TV: una specie di supergruppo fatto da attori, provenienti da vari show televisivi, sotto la guida di Greg Grunberg di Heroes e dello stesso Laurie (senza dimenticare Jesse Spencer, insospettabile violinista di livello). Tante cover e qualche live divertente (su Youtube si trova tutto) per un esperimento carino e tutto sommato riuscito. Con questo Let Them Talk, invece, l'attore inglese si prende un po' più sul serio, in un full length fatto di grandi classici (St. James Infirmary su tutti) e rivisitazioni di tesori nascosti (ma niente di imperdibile); forse un po' troppe tracce ne appesantiscono l'ascolto, ma, sfrondati alcuni dimenticabili episodi (Baby Please Make A Change e Winin'Boy Blues, per citarne due), rimane un disco con una sua identità e un preciso valore, non il semplice capriccio di una star dello showbiz. Voto 6,5

Arctic Monkeys - Suck It And See: il precedente Humbug sembrava figlio illegittimo dei Queens Of The Stone Age, per quanto suonava stoner; Josh Homme in cabina di produzione aveva fatto sentire il suo peso confezionando un lavoro tanto affascinante quanto criptico e per certi versi astruso. Così, Turner e compagni tornano al produttore degli esordi cercando di coniugare il suono ruvido ma solare dei primi 2 lavori all'acida durezza impressa dal nuovo guru stoneriano. Il risultato è un disco molto più a fuoco del precedente, dove le sperimentazioni strutturali sono meno azzardate e l'attenzione per la melodia risulta più calibrata. Quindi, se da una parte Don't Sit Down 'Cause I've Moved Your Chair sa di Desert Sessions fin dal primo riff, dall'altra The Hellcat Spangled Shalalala e Reckless Serenade potrebbero benissimo trovare posto nella tracklist di Whatever People Say.. Nel mezzo, un paio di riusciti rallentamenti (la title track), un'aggressività quasi punk in Library Pictures e la solita, ma mai banale, chitarra tagliente come filo conduttore. Magari il prossimo sarà il disco perfetto. Voto 7

Danger Mouse & Daniele Luppi - Rome: registrato in quel Forum di Roma che negli anni '70 ha visto alternarsi gente come Morricone, Bacalov, Trovajoli, Piccioni, Ortolani e tanti altri, Rome è un elegantissimo concept omaggio ai maestri italiani della colonna sonora. Luppi e Danger Mouse mostrano un rispetto quasi religioso nei confronti del genere con cui si cimentano, reclutando musicisti che ai tempi facevano parte delle orchestre dei compositori sopracitati, ed avvalendosi persino del suono caldo e corposo degli strumenti dell'epoca. E se è vero che le guest star vocali (Norah Jones e Jack White) sono perfettamente calate nei panni e nelle atmosfere del disco, i brani strumentali non sono da meno (Roman Blue su tutti), aumentando il rimpianto per la fretta con cui passano i 35 minuti di ascolto complessivo dell'album. Voto 7+




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