sabato 4 giugno 2011

Popcorn: Somewhere


Ieri sera ero molto annoiato.
Parecchio annoiato.
Impossibilitato a giocare alla PS3 per la dipartita del mio televisore di fiducia, mi sono detto:"Toh, guardiamoci un film, và".
Dopo rimuginazioni varie su durata e genere, la scelta cade su Somewhere di Sofia Coppola, una donna da amare (platonicamente) a priori per aver girato Lost In Translation.
Dite che forse facevo meglio ad iniziare a leggere il libro di Pynchon che ho sul comodino da settimane?
Meh.
Prima scena: inquadratura fissa su una Ferrari Testanera che gira in tondo per almeno 4 minuti.
Seconda scena: 2 strafighe gemelle impegnate in un'esibizione privata di lap dance con in sottofondo My Hero dei Foo Fighters, sotto lo sguardo iperannoiato del protagonista.
Avete presente quando vi trovate tra 2 specchi e guardate dentro le varie realtà proiettate?
Ecco, la sensazione è stata simile.
Solo che io non sono Johnny Marco, attore hollywoodiano del momento (un convincente Stephen Dorff), non alloggio in uno spettacoloso hotel losangelino in Sunset Blvd, la sera non ho la possibilità di scegliere tra le gemelle lapdancers e i festini ad alto tasso di abbordaggio (infatti guardo 'sto film), non ho una Ferrari Testanera, elicotteri personali e via dicendo.
Così, la prima metà della pellicola scorre, molto lentamente, illustrandoci la giornata-tipo del protagonista fatta di photocalls con colleghe astiose (ma quanto è bona Michelle Monaghan?), conferenze stampa senza senso, estenuanti sessioni di trucco e trombate serali con una delle tante fiamme a disposizione.
Il discorso è che se il concept di Somewhere ruota intorno alla noiosa e solitaria vita del protagonista, sporadicamente ravvivata dalle visite della figlia (una Elle Fanning a cui è impossibile resistere), è chiaro che non puoi far altro che girare parecchie scene noiose, intervallate da lampi di vita e brillantezza (la scena del massaggiatore mi ha fatto schiattare dal ridere, lo ammetto).
Quindi, l'impressione è quella di vedere un Lost In Translation 2.0, con meno Bill Murray (però a me Dorff non è dispiaciuto affatto) e meno chiappe della Johanssonn; c'è di nuovo l'albergo come rifugio asettico e anemozionale, le fredde luci notturne a fare da sfondo intonato al mood malinconico e triste del protagonista, c'è un broadcasting straniero da dileggiare (stavolta tocca a noi italiani che, tra Simona Ventura e il suo Dustin HOFFNAM, Giorgia Surina versione giornalista de La Vita In Diretta, Valeria Marini soubrette oversize e le penose battute di Nino Frassica, non facciamo grossa fatica a essere presi per il culo) e c'è, per fortuna, il grande gusto della Coppola (o chi per lei, tipo Thomas Mars dei Phoenix) nella scelta delle musiche da abbinare alle immagini.
Sì, perchè, quando non se ne può più della routine di Johnny Marco, la figlia del buon Francis si ricorda di essere pure lei bravina e se ne esce con trovate che ti fanno pensare di aver fatto bene a scegliere questo film: una per tutte, il tenero tea party subacqueo con I'll Try Anything Once degli Strokes in sottofondo.
Perchè, magari 'autrice' è una parola grossa, ma è innegabile che la Coppolina abbia una buona dose di stile.
Ed in effetti, considerato come un elegante esercizio di stile, che, di contorno, riprende il tema della solitudine già visto in Lost In Translation, Somewhere è un film che può essere guardato senza tanti patemi.
Però, Sofia, la prossima volta pensa anche alla storia da raccontare, eh?


Voto 6+

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