lunedì 5 luglio 2010

Fringe - Stagione 2

Non so voi (ipotetici lettori), ma a me Fringe piace. E parecchio, anche.
Sono cresciuto a pane e X-Files e l'anno scorso ho recuperato Twin Peaks, adorandolo. Nel panorama seriale moderno, questo telefilm è quanto di più vicino ai 2 capolavori televisivi sopracitati.
Con la seconda stagione, poi, Fringe riesce a distinguersi dai capostipiti uscendo dal clichè di "copia aggiornata" delle indagini di Mulder, Scully e di Dale Cooper. Merito anche di una caratterizzazione dei personaggi molto più approfondita che nella prima stagione; il vero fulcro della serie, infatti, è il rapporto padre-figlio tra l'instabile Walter Bishop e il tutore "alternativo" Peter.
E qui occorre spendere due parole sul lavoro degli attori. Superlativo John Noble, veramente da applausi nel tratteggiare una personalità multisfaccettata, rendendosi credibile sia nei momenti di sconforto e smarrimento di un ex-paziente psichiatrico (con un passato oscuro e tormentato) sia nei momenti di genialità di uno scienziato sopra le righe. Per non parlare dell'essere in grado di imprimere un marchio di solidità e durezza al "Walternate" in pochissime battute, semplicemente con piccole ma significative modificazioni del tono di voce e della mimica facciale.
Bravo anche Joshua Jackson (che, a naso, mi stava sulle balle già da Dawson's Creek), ma che plasma bene Peter tra momenti di serenità e malinconia e disorientamento (specie nello splendido "Northwest Passage", palese omaggio ai 2 telefilm genitori sopracitati). Così, Bishop sr. e jr. diventano veri co-protagonisti, soprattutto il secondo che, troppo spesso, nella prima stagione era semplicemente una balia del padre.
In tutto ciò, gli autori mostrano pieno controllo della situazione, facendo in modo che l'ascesa dei 2 Bishop non tolga troppo spazio ad Olivia Dunham. Anche al personaggio di Anna Torv (che per me è una gnocca assoluta ), vengono aggiunti dettagli che fanno della bionda agente dell'FBI una donna, solo in apparenza, fredda e determinata; in realtà, fragile e alla ricerca di qualcuno che la protegga. C'è tempo anche per i comprimari che guadagnano campo in alcuni episodi, specie l'agente Farnsworth; mentre continuo a trovare poco sfruttato, invece, il grande Lance Reddick nei panni di Philip Broyles.
I detrattori rimproverano a questa serie l'eccessiva presenza di episodi stand-alone, a scapito di quelli legati all'intreccio principale che (un po' come nella prima stagione) sono concentrati nella seconda metà della serie: io non mi trovo d'accordo, avendo trovato molti episodi autoconclusivi veramente godibili (tra tutti, "White Tulip" con Peter Weller guest-star o "What Lies Below" che mi ha fatto ricordare il mitico "Ice" di X-Files, fino all'episodio-musical "Brown Betty" che ho apprezzato, pur odiando i musical in genere).
Riconosco, ovviamente, che Fringe dà il meglio di sè nella trama orizzontale: da "Peter" (vogliamo parlare della figaggine dell'opening versione anni '80??) fino al meraviglioso finale, su cui non dico nulla per evitare spoiler (concedetemi solo: grande Leonard Nimoy!).
A questo punto, attendo con trepidazione la terza stagione (che credo inizi a settembre) e mi auguro che J.J. Abrams non ripeta anche con questa serie quanto fatto con le sue precedenti creature, avviate in maniera promettentissima per poi essere mollate a metà strada e abbandonate a una triste deriva (vedi le ultime stagioni di Lost...detto da uno che, nonostante tutto, ha apprezzato l'ultimo episodio).


Voto 8,5

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