martedì 27 luglio 2010

Revisioni: Poliziottesco


Che figo che era Maurizio Merli, ragazzi.
Leggendo la biografia su Wikipedia, non ho potuto fare a meno di provare un moto di empatia per un attore, baciato dalla fortuna più che dal talento, simbolo di un genere così tanto massacrato dai parrucconi della critica cinematografica di quel periodo, ma allo stesso tempo adorato dalla gente che andava al cinema, pagandolo, il biglietto.
Ma la fortuna, si sa, seduce e ammalia con la stessa rapidità con cui ti volta le spalle, lasciandoti a mani vuote senza neanche darti il tempo di accorgertene: cercate su Youtube un'intervista con Corrado dove, sostanzialmente, prega gli ascoltatori di andarlo a vedere a teatro e contemporaneamente si offre a un regista ospite in studio con lui.
E pur se stiamo parlando di un uomo che allora andava abbondantemente verso i 50 anni, non ho potuto fare a meno di provare una grande tenerezza per Maurizio Merli, vedendo quel video; per l'enorme dignità che riesce a mostrare un attore consapevole di essere stato ormai superato, di avere fatto il suo tempo. Una compostezza che oggi non ha nemmeno l'ultimo reduce dal Grande Fratello che, esaurito il suo credito con la sorte, non riesce a trovare un ingaggio per una serata in discoteca e capisce che andare da Barbara D'Urso a spiattellare i suoi cazzi è l'unico modo per raggranellare qualche spicciolo.

Chiusa la digressione (e sono consapevole di non avere speso neanche una parola sulla grandezza di Tomas Milian), 2 parole sui film poliziotteschi che ho visto in questo periodo.

Milano Odia: La Polizia Non Può Sparare : inizio da questo per rendere ciò che è dovuto a Tomas Milian, vero protagonista di questa pellicola che, a differenza delle altre sotto citate, concentra le sue attenzioni sul personaggio negativo piuttosto che sul poliziotto (Henry Silva, ispettore senza infamia e senza lode).
Il tossico e instabile Giulio Sacchi, interpretato dall'attore nato a L'Avana, è convincente nella sua selvaggia violenza (tra tutti quelli che ho visto, è sicuramente il più sanguinolento), nell'anarchica istintività che lo fa sembrare vittorioso nel confronto con lo stato, salvo poi finire in rovina. (emblematico il finale tra i rifiuti) Voto 7


Milano Calibro 9 : più che un poliziottesco è una gangster story che si inserisce nel filone di moda in quel periodo. Relativamente appassionante, ha un difetto fondamentale: Gastone Moschin nel ruolo del bandito, per quanto comunque sia bravo, risulta troppo poco credibile, così come Mario Adorf versione bruto faccendiere del boss. Per fortuna che a migliorare la situazione c'è una lap dance da paura di Barbara Bouchet (alla quale si è dichiaratamente ispirato Robert Rodriguez per i titoli di testa di Planet Terror) Voto 6,5

Il Cinico, L'Infame, Il Violento : l'omaggio a Sergio Leone è evidente, ma dello spaghetti western viene mantenuta soltanto la resa dei conti fra le 3 star del genere: Milian bullo di periferia, John Saxon gangster elegantone (ingegnosa la tortura-golf) e il solito incorruttibile Merli. Divertente, ma non il migliore. Voto 7

Milano Trema: La Polizia Vuole Giustizia : il peggiore. Per tanti motivi. In primis, non c'è Merli. In secundis, non c'è Tomas Milian. E poi c'è Luc Merenda. Lui sì che è una schiappa a recitare: assolutamente fuori ruolo come commissario (oltre che realmente inespressivo), leggermente meglio come infiltrato versione pappone; la vicenda è troppo poco verosimile per essere presa sul serio, ed è insopportabile sentire il protagonista parlare in milanese. Stretto, in alcuni casi. Potete evitarlo, se vi interessa approfondire il genere. Voto 5

Italia A Mano Armata : il migliore. IL poliziottesco, senza cazzi. Basterebbe la colonna sonora di Franco Micalizzi a consigliarne la visione; se non dovesse bastarvi, aggiungete gli inseguimenti spettacolari, il finale grandioso, la 124 Sport del commissario Betti, gli abiti color panna e la collanina che esce dalla camicia aperta. Pietra miliare. Voto 8,5

Roma A Mano Armata : bello. Ma è penalizzato dal fatto che l'ho visto subito dopo il film di cui sopra. Tomas Milian solito istrione e capace di rendere odioso anche un gobbo, e Merli che aggiunge al prototipo del poliziotto incorruttibile una venatura di ossessività (il rapporto con la fidanzata sottomesso al desiderio di giustizia , preferibilmente violenta). Micalizzi fa un buon lavoro con le musiche ma non eguaglia Italia A Mano Armata. Voto 7,5

Insomma, è un genere che ha dato tanto al cinema italiano, oggi intrappolato in una specie di bipolarismo commedie-drammoni, citato da fior di registi e cui varrebbe la pena di dare un'occhiata anche solo per saperne parlare.
Magari anche facendosi due risate, senza prenderlo troppo sul serio.
Ho letto, spesso, che uno dei motivi per cui il genere era poco apprezzato, ai tempi, era l'"odore" di fascismo che aleggiava in questa sete di giustizia a tutti i costi.
Personalmente, mi sembrano delle seghe mentali con tanto di eiaculazione esagerata.
Che poi, a sentire che destra e giustizialismo stanno a braccetto, oggi ci faremmo una risata.
E bella grossa, anche.
Cazzo, il cinema è anche catarsi.

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