giovedì 26 maggio 2011

House - Stagione 7



Da un po' di tempo a questa parte (diciamo da un certo punto della sesta stagione in poi), ho via via la sensazione che il confine tra il vero House e quello imitato da Marcello Cesena qui



vada sempre più assottigliandosi.
Del resto, arrivare a 7 stagioni non è da tutti e un medical drama non ti fornisce chissà quali spunti innovativi in un arco di tempo così vasto (ed House è già stato abbastanza rivoluzionario per il genere) e forse è finalmente giunto il momento di chiuderla in maniera quantomeno dignitosa.
Questa season 7 era iniziata con la tanto attesa (dagli altri, io non sono mai stato grande tifoso della coppia) love story tra House e Cuddy, risolvendo quella tensione sessuale trascinata per anni e anni di episodi.
Poteva essere uno sviluppo interessante, ma la prima metà della stagione risulta fiacca, priva di spunti validi e senza una direzione precisa (e per giunta senza Olivia Wilde, impegnata nelle riprese di Cowboy And Aliens).
House rimane fan della sua abilità di manipolatore bastardo e persevera nei suoi giochi, introducendoli nel menage di coppia, la Cuddy fa finta di incazzarsi per poi perdonarlo sempre (in virtù di un non manifesto complesso di inferiorità), e Wilson (ormai ridotto a mera spalla del protagonista) fa la comare di turno.
Insomma, l'unica differenza rispetto alle sei stagioni precedenti è che adesso copulano.
Se a questo aggiungiamo che i casi clinici oscillano costantemente tra 'noia mortale' e 'ai confini della realtà' (si rispolvera persino il vaiolo, malattia eradicata...) e che il nuovo personaggio di Marsters è l'unico a movimentare un po' la situazione avrete un quadro chiaro dell'andazzo delle cose.
Per fortuna, la liason dura poco e la seconda parte della stagione prende la scossa, mostrandoci la reazione dell'House ferito e abbandonato: torna come prima e più di prima, solo un po' più stupido e lassista.
Così, riesuma il vecchio amore mai sopito per il Vicodyn, fa balconing, si imbuca alle feste alcoliche di giovani universitari, sposa una prostituta ordinata su internet, si concede occasionali risse in postriboli non televisivi, recupera Thirteen (e il suo ritorno è oro colato sia per la serie che per i miei occhi) e decide di curarsi la gamba assumendo farmaci sperimentali.
Da qui, l'escalation di idiozie di un uomo col Q.I. di un Nobel diviene sempre più forzata, perchè gli ultimi due episodi (per quanto ben fatti e belli da vedere) sono TROPPO.
Capisco il cuore infranto, la disperazione e tutto quanto, ma il punto di forza di questo personaggio è sempre stata la capacità di vedere le cose da una prospettiva fuori dal comune, di pensare in modo alternativo e creativo per risolvere le cose e manipolarle secondo il suo volere, mentre gli altri brancolavano nel buio e si affidavano a Madonne, San Gennari e Medjugorje.
Ora, partendo dal presupposto che ho sempre trovato abbastanza pretestuoso l'innamoramento improvviso che House nutre verso la Cuddy a partire da metà quinta stagione, vedere questo mezzo genio trasformato in una sorta di bambinone incazzato, dispettoso e folle fino all'autolesionismo mi sembra sinceramente troppo.
Nulla da ridire sulla costruzione degli episodi o sulla recitazione di Laurie e del resto del cast (eccezion fatta per un Foreman formato moquette), ma rimane l'aumentare della dose di sospensione di incredulità richiesta per andare avanti. E stiamo parlando di un medical drama, non di un Fringe qualsiasi.
E se il buongiorno si vede dal mattino, le premesse per l'ottava e (si spera/pare) ultima stagione non sono delle migliori, tra regular che non torneranno (e voglio vedere come verrà gestita la cosa) ed altri disponibili a mezzo servizio.
Già ora si comincia a zoppicare...


Voto 6,5

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