lunedì 29 novembre 2010

Buon Viaggio, Leslie




Mi piace pensare che tu abbia preso per l'ultima volta l'aereo più pazzo del mondo.
"Fai ridere una persona e l'hai già conquistata" è una grande verità. Non so chi l'ha detta ma resta una grande verità.
Grazie per tutte le risate che mi hai strappato a 5,10,15,20 e 24 anni e per aver influenzato così tanto il mio scemo, cazzone e cazzaro umorismo.

Dal sito di Repubblica:


Amava ridere sul nomignolo di Laurence Olivier della commedia: "Suppongo che questo renda Laurence Olivier il Leslie Nielsen di Shakespeare", diceva.

venerdì 26 novembre 2010

Dischi Del Mese: Novembre '10



Novembre di vacche magre, con poche uscite, qualche flop, qualche conferma ma nulla di sorprendente. Quindi, anche se non novembrino, ne approfitto per recensire uno dei dischi più belli, a mio parere, di questo 2010. Andiamo con ordine.

Danger Mouse & Sparklehorse - Dark Night Of The Soul: eccola la genialata di quest'anno. Una folle collaborazione tra uno dei produttori più in voga del momento (non un grandissimo onore se si pensa che è in compagnia di gentaglia come David Guetta, Timbaland o Bob Sinclar..) e un visionario Maestro del cinema come David Lynch. Da queste insane menti, nasce una specie di concept album fosco, notturno, da ascoltare in macchina, mentre le luci dei neon, tanto care al regista di Missoula, illuminano l'atmosfera. Le ospitate si sprecano (Vic Chesnutt, Flaming Lips, Iggy Pop), ma i momenti migliori vengono da Julian Casablancas che diverte e si diverte in Little Girl, a Gruff Rhys e Nina Persson che regalano gli unici intervalli leggeri per chiudere con lo stesso Lynch che in Star Eyes e nella conclusiva title track (un'inquietante nenia uscita da un grammofono anni '20) contribuisce alla resa del clima spettrale e oscuro di cui il disco si permea. Gioiello. Voto 8,5

Le Luci Della Centrale Elettrica - Per Ora Noi La Chiameremo Felicità: già il primo lavoro mi aveva lasciato freddino, a dispetto dei numerosi elogi (e del premio Tenco), per una certa monotonia di fondo; sì è vero, di Vasco Brondi tutto si può dire tranne che rispetti la struttura-canzone, ma se quest'anarchia compositiva diventa essa stessa struttura, ecco spiegata la sensazione di ripetitività. Ma la verità è che il punto forte dello one man band emiliano sono sempre stati i testi e anche in questo lavoro, in fondo, il materiale c'è. Il problema è che se non si è mai sentito un disco delle Luci, non si riesce a capire se questo album è antecedente o seguente alle Canzoni Da Spiagge Deturpate e il motivo è semplice: sono pressochè identici. Non che mi aspettassi un'orchestra alle sue spalle per questo secondo lavoro, ma un minimo di ricerca, o di innovazione, quello sì. Repetita iuvant, ok, ma lo stesso messaggio a cui Vasco presta così tanta importanza rischia di affievolirsi se non accompagnato da un sostegno musicale vario e allo stesso tempo adeguato. Sprazzi di classe si trovano in Anidride Carbonica e Le Petroliere, il resto è un piccolo grande deja vu. Voto 5

Beatrice Antolini - BIOY: il mio giudizio è influenzato dal fatto che per me Beatrice, oltre che brava, è anche bona. E parecchio anche. Il precedente "A Due" era un collage riuscitissimo dei generi più svariati, dal j-pop al cabaret-burlesque stile Dresden Dolls passando per il funky, con parentesi sinuosamente dilatate come Morbidalga. In BIOY, la Antolini si lascia contaminare da sonorità electro, estendendo lo spettro di generi cui attingere, senza dimenticare quell'andamento nervoso (come in We're Gonna Live) che spesso la contraddistingue. Riesce a far collidere eleganza e barocchismo senza scadere nel pacchiano e rafforza la sua candidatura ad un ruolo di primo piano nella scena alternativa italiana. Voto 7

Scott Pilgrim VS. The World OST: partendo dal film che è un capolavoro per nerds, ovviamente la colonna sonora non può essere da meno con Beck, Broken Social Scene e Metric che si prestano alla band battle del film oltre a vecchi cavalli di battaglia di Rolling Stones, Black Lips e T-Rex. Il gioiello è Ramona in versione acustica di messer Hansen. Soundtrack da amare solo se si è visto il film (che non si può non amare). Voto 7,5

Futureheads - The Chaos: Last.fm dixit "Il nome fu scelto in omaggio al disco dei Flaming Lips Hit to Dead in the Future Head". Bene, col gruppo di Wayne Coyne, i Futurheads non c'entrano un cazzo. Ma non è necessariamente un male, anzi. Sono parenti stretti (quasi a livelli di gemellaggio) con i Maximo Park e anche questo non è un male: ritornelli orecchiabili, piede che non può fare a meno di battere il ritmo a primo ascolto e 40 minuti di piacevole svago (The HeartBeat Song è la più immediata fra le immediate). Il problema di questo tipo di album è che i primi tempi li ascolti così tanto che poi, inevitabilmente, li porti alla nausea e finisci per non sentirli mai più. A meno che non ti chiami Vampire Weekend e fai, sì, musica-cazzeggio ma la fai Divinamente. Voto 6,5

Jon Spencer Blues Explosion - Dirty Shirt Rock'n'Roll: per chi non avesse mai avvicinato questa esplosione di punk'n'blues grezza, cafona e salutare, questa sorta di antologia è un ottimo viatico per approfondire. 22 pezzi tra hit, radio edit e rarità da prendere al volo se non si è mai avuta esperienza diretta con il vecchio Jon. Voto 7,5

giovedì 25 novembre 2010

The Walking Dead 1x04: "Vatos"


Premessa: dopo 4 puntate, mi sono accorto di amare l'opening di Bear McCrary, tesa e angosciosa al punto giusto.
Chiusa la parentesi musicale, per chi non lo sapesse, i vatos sono quei tamarri gangster latino-americani dal grilletto facile, ipertatuati, e con collane, i cui pendenti sfidano la legge di gravità.
Rick e compagni, ancora alla ricerca di Merle, si imbattono nella combriccola guidata da Guillermo, che ha messo gli occhi sulla borsa di armi che il protagonista aveva lasciato per le strade di Atlanta nel pilot. Tra scambi d'ostaggi, stalli alla messicana e fucili spianati, in una scena da WTF, irrompe una vecchietta portatrice di un colpo di scena che, in quanto a buonismo (davvero spaventoso, in questo caso), lascia esterrefatti. I vatos, infatti, non fanno i ganzi perchè è cool esserlo ma proteggono una comunità di anziani, abbandonati dal personale medico della casa di riposo in cui si sono rifugiati. Sancita la pace e risolta la disputa, la spedizione di salvataggio viene appiedata, verosimilmente da Merle, il quale (sempre verosimilmente, e con una mano sola) è diretto al campo degli altri superstiti a cercare vendetta. Nel frattempo, proprio al campo, Andrea e sua sorella Amy, in uno scenario quasi paradisiaco (che apre splendidamente l'episodio), si dilettano a pescare, salvo poi commuoversi ricordando come fosse stato il padre a insegnare loro l'arte della pesca.
E di solito, scene del genere sanno di elogio funebre per uno dei personaggi coinvolti... (chi ha detto Shannon in Lost?)
Intanto, un nuovo superstite (di cui mi è sfuggito il nome) dà di matto e comincia a scavare fosse, senza apparente motivo. Tentata la soluzione diplomatica, si cerca di farlo rinsavire legandolo ad un albero e raffreddandone i bollenti spiriti. Quando tutto sembra risolto, nel mezzo di un picnic serale, con tanto di citazioni di Faulkner, irrompono gli zombies che fanno piazza pulita di quasi tutti i personaggi secondari, compresa la povera Amy, in una scena tanto concitata quanto tesa e drammatica. Solo l'intervento di Rick e Daryl, arrivati di corsa al campo, riesce ad evitare lo sterminio di tutto il gruppo, lasciando Andrea disperata sul corpo della sorella. Si ritorna ai ritmi concitati del secondo episodio, ma qualche incongruenza qua e là si avverte: i vatos versione badanti effettivamente spiazzano, ma da questa serie mi aspettavo/aspetto più cattiveria che umanità; mi chiedo come Glenn, Rick, Daryl e T-Dog arrivino prima di Merle al campo, considerato che lui ha un furgone e loro sono a piedi: magari guidare con una mano sola è più difficile, o forse l'attacco degli zombi è stato orchestrato proprio dal Dixon incazzato, vedremo. Ho poi seri dubbi che un campeggio all'aperto sia il posto più sicuro per difendersi dai Walkers, e io avrei levato le tende molto prima di essere attaccato, ma tant'è.. In questi due episodi, comunque, emerge bene (anzi, mi sta quasi simpatico, và) l'altro fratello Dixon, Daryl, in grado di alternare opportunamente una cinica violenza ad un conveniente spirito collaborativo di gruppo. Mancano 2 episodi alla fine, e, al momento, la sensazione è di avere per le mani un prodotto che fa il suo compitino in maniera tecnicamente ineccepibile, ma con poco cuore.


Voto 7-

mercoledì 24 novembre 2010

Mitakuye Oyasin!


Ieri ho comprato lo Speciale conclusivo di Magico Vento. Non l'ho ancora letto, e devo dire di provare una certa malinconia nel volerlo fare.
Facendo un paio di conti, nel 1998 avevo 12 anni, leggevo Dylan Dog da 4 ed ero rimasto incuriosito dalla quarta di copertina di un albo di Dylan con la frase "Sta arrivando" e l'immagine di un indiano scapigliato.
Quando uscirono maggiori dettagli, fu l'espressione western-horror a convincermi che valeva la pena risparmiare altre 3000 lire della paghetta mensile per leggere questo fumetto.
Dopo 12 anni e 130 numeri, rifarei questa scelta altre 3000 volte.
Magico Vento mi è entrato nel cuore, insieme a Poe, Henry Task e, sì, ci metto anche Howard Hogan, che come villain non era affatto male.
Ned era, è, e rimarrà un simbolo di libertà, un fratello maggiore che mi ha accompagnato nel tortuoso viaggio dell'adolescenza e dell'inizio dell'età adulta, insegnandomi l'autenticità di una vita vissuta senza padroni, indipendente, e la vacuità del concetto di "razza", senza per questo rinunciare al rispetto delle culture diverse dalla propria.
Ovviamente, mi sono anche (e soprattutto) divertito, e invidio quei potenziali lettori che, volendo, potrebbero approcciarsi per la prima volta a questo fumetto.
I primi 30-35 numeri, per me, restano il momento migliore della serie, vette elevatissime del fumetto italiano per profondità di narrazione e abilità nel gestire trame orizzontali e verticali.
I disegni di Eugenio Sicomoro ("Il collezionista" è probabilmente il mio numero preferito), Goran Parlov, Pasquale Frisenda, Andrea Venturi (primo, splendido, copertinista) Corrado Mastantuono (e c'è anche Roi, in un episodio) hanno fatto il resto.
In generale, lo standard qualitativo della serie è sempre rimasto altissimo, anche se, personalmente, ho avvertito un po' il colpo nel passaggio da mensile a bimestrale (cosa di cui comunque non potrebbe risentire un neofita "recuperatore").
E se, da un lato, è vero che il numero 130 termina in modo un po' frettoloso, dall'altro, ho altre 212 pagine da divorare, per l'ultima volta nella prateria.
Grazie Ned, grazie Gianfranco Manfredi.

giovedì 18 novembre 2010

The Walking Dead 1x03: "Tell It To The Frogs"



Se penso che per ricongiungere Jin e Sun, gli autori di Lost c'hanno messo 2 stagioni...
Arriva anche per The Walking Dead il momento della corsa l'uno verso l'altro con megabbraccione e lacrimuccia per le spettatrici tenerone. Mentre Rick arriva al campo con gli altri sopravvissuti e si spupazza il figlio, all'amico-carogna cascano le palle e alla moglie fedifraga salgono le ovaie fino in gola, convinta dal fustacchione poliziotto che il marito fosse morto.
Tra un revival della vita coniugale dei signori Grimes e lo sfogo del testosterone di Shane sul viso di un superstite abituato a picchiare la moglie, c'è chi si ricorda di recuperare Merle Dixon, ancora ammanettato sul tetto del market.
Anche perchè, il fratello del sociopatico interpretato da Michael Rooker, è anche lui poco incline al dialogo e più propenso a sparare.
Così, il tempo di una fisiologica rissa, decapitare uno zombie avventuratosi fino alle montagne (probabilmente il primo di una lunga serie nei prossimi episodi), si forma una spedizione di salvataggio alla volta di Atlanta.
Puntata interlocutoria, con maggior attenzione sulle dinamiche di gruppo che sull'azione.
Se è vero che buona parte dei personaggi è ancora poco tratteggiata, è anche abbastanza evidente il sapore di deja vu in quelli, invece, finora più approfonditi.
Il triangolo Shane-Lori-Rick, ovviamente, sembra promettere scintille ma se avessi un nichelino, lo punterei sulla dinamica Andrea interpretata da Laurie Holden, che ha guadagnato 2000 punti dopo la battuta sul vibratore.
In attesa di tempi migliori, di più sangue e più caos, una parentesi familiare, che un po' mi ha fatto pesare i 45 minuti.
Mobbasta eh, che già 6 episodi sono pochi.

Voto 6



martedì 16 novembre 2010

Equilibrismi E Salti Della Fede


Tutti abbiamo le nostre idiosincrasie, per carità, ma certa gente è veramente strana...anche più di me.
Ebbene sì, l'ho detto.
Io capisco la paura di rimanere soli, ma arrivare a livelli di irrazionalità tali da fare ripetutamente le stesse scemenze...beh, sfugge alla mia comprensione.
E io, di scemenze, ne ho fatte a tonnellate.
Si preannuncia un inverno interessante, we'll see.

giovedì 11 novembre 2010

The Walking Dead 1x02: "Guts"


E dopo il lento e stratificato incedere del bellissimo pilot, The Walking Dead accelera, dando agli affamati di zombie il pasto che desiderano: sangue e budella.
Non prima di mostrarci un pizzico di figa (che male non fa), con apertura sulla moglie del protagonista intenta ad imboscarsi tra le fresche frasche col migliore amico di lui.
Triangolo con morto in vista, insomma.
Il nucleo dell'episodio, però, è l'incontro ad Atlanta tra Rick e altri sopravvissuti (in contatto radio col gruppo della coppietta fedifraga, tra l'altro).
Tra un asiatico nipote di Data dei Goonies, un nero versione 50 Cent, una bionda lacrimosa, un messicano senza infamia e senza lode, spunta Merle Dixon, ex soldato, razzista e figlio di puttana, interpretato dal mitico Michael Rooker (l'amico di Stallone in Cliffhanger ma soprattutto Henry Pioggiadisangue).
Merito dell'attore, obiettivo dello script, non lo so, sta di fatto che il suo personaggio è quello meglio sviluppato tra le new entries (per le altre, magari ci sarà tempo).
Ma non importa.
Perchè i 45 minuti di Guts non danno molto tempo di pensare; la situazione richiede azione e velocità, visto che gli zombie stanno per fare breccia nel market dove il gruppo si è rifugiato (altro clichè, ma sempre efficace). Così, lo sbudellamento di un walker consente a Rick e al giovane Glenn di mimetizzarsi tra i morti, recuperare un furgone e scappare con gli altri.
Il solo Dixon rimane ammanettato a un tubo sul tetto, incazzato e abbandonato (anche se penso lo rivedremo).
Per quanto fosse stato centrato lo stile apocalittico e desertico del pilot, era evidente che un'intera serie non poteva reggere questo ritmo, vista anche la tendenza a una coralità del racconto.
Ragion per cui, trovo calzante la virata action di quest'episodio, anche perchè comunque bilanciata da chicche che mostrano di non trascurare l'aspetto psicologico della vicenda (l'elogio funebre del walker smembrato, lo stesso amplesso iniziale nella foresta con il ciondolo per terra).
E' vero, Kirkman e Darabont più volte hanno affermato la centralità dell'uomo, sia in ottica positiva che negativa (e Merle Dixon sembra essere un ottimo antipasto, a riguardo); non dimentichiamo, però, che ci troviamo sempre in un mondo pieno di zombie, e ogni tanto, spaccare qualche testa è necessario.
Se lo standard qualitativo del primo episodio, innegabilmente, si è abbassato, è anche vero che "Guts" offre un ottimo mix di divertimento e tensione, in attesa di puntate dove si raggiunga il giusto equilibrio tra "survival" e "horror".
Come detto nel post precedente, il potenziale c'è e sono più che fiducioso.


Voto 7,5

martedì 9 novembre 2010

Repetita Iuvant



Un grande. Punto.

sabato 6 novembre 2010

The Walking Dead 1x01: "Days Gone By"


Difficile quantificare l'hype che avvolgeva questo pilot. Frank Darabont alla regia, le musiche del battlestargalactico Bear McReary, uno script che poteva poggiare su uno dei fumetti più interessanti degli ultimi anni, e un cast ben variegato tra novità assolute (il bravo Andrew Lincoln come protagonista), esuli da altre serie (Sarah Wayne Callies direttamente da Prison Break) e aficionados del regista del Miglio Verde (Jeffrey DeMunn e la splendida Laurie Holden-Marita Covarrubias di X-Files).
E' andata bene.
I numeri parlano di 5,3 milioni di telespettatori negli USA, record per la AMC che, ricordiamo, è una tv via cavo.
Al di là di cifre e curricula, The Walking Dead sembra avere tutti i presupposti per diventare la serie evento degli anni '10, un po' come il LOST degli anni zero.
Darabont, essendo anche il produttore, si diverte e confeziona un episodio dal taglio fortemente cinematografico, prendendosi tutto il tempo necessario per introdurre il protagonista, renderci partecipi del suo straniamento, approfondire i primi due superstiti incontrati (splendido Lennie James nel ruolo di un marito che non ha il coraggio di uccidere la moglie-zombie, mentre il figlio si tappa le orecchie), senza rinunciare a ciò per cui molti di noi hanno deciso di prestare fiducia a questo pilot: sangue e morti.
E Greg Nicotero ci accontenta alla grande.
Intendiamoci, sono i classici morti viventi rincoglioniti e ossessionati dal mangiare carne umana.
Ma sono realizzati divinamente.
Dubito che la scena con la donna senza gambe avrebbe avuto lo stesso impatto emotivo senza il lavoro del make-up artist preferito di Quentin Tarantino.
A fronte di una realizzazione ineccepibile, con punte di fascino notevoli come l'arrivo a cavallo ad Atlanta del protagonista e l'assedio al carro armato delle scene finali, è inevitabile che un divoratore di horror smaliziato ed esperto non abbia più di una sensazione di deja vu nei 66 minuti di quest'episodio: dal risveglio in ospedale (molto ben realizzato, ma debitore del 28 Giorni Dopo di Danny Boyle) alle atmosfere romeriane, inevitabili quando si parla di zombie.
Eppure non lo prenderei come difetto, anzi.
Una trasposizione televisiva di situazioni finora solo filmiche è esattamente quello che mi aspettavo, e in cui speravo, prima di vedere The Walking Dead.
Mi fa ben sperare l'attenzione che si presta all'aspetto psicologico dei personaggi e all'inevitabile vissuto di sofferenza che li accompagna: del resto, dopo un po' anche giocare a Resident Evil ci annoia.
Un bravo, infine, a Andrew Lincoln che mi ha sorpreso per la capacità di tenere sulle spalle l'intero episodio, senza diventare macchiettistico nelle scene di disperazione e risultando convincente nell'umana decisione di uccidere la zombie senza gambe di cui sopra.
Insomma, siamo alla prima puntata, la materia prima c'è e la curiosità per le successive non manca.
Speriamo bene.


Voto 8

mercoledì 3 novembre 2010

Nani, Puttane e Uomini Veri



Davvero serve aggiungere altro?